Consiglio europeo: approvato l’accordo storico da 750 miliardi

Dopo cinque estenuanti giorni di trattative, nelle prime ore del 21 luglio, i leader del consiglio europeo straordinario hanno finalmente raggiunto un accordo sul recovery fund. All’annuncio delle conclusioni è seguito un applauso.

L’accordo da 750 miliardi di euro, pur esponendo le grandi divisioni del blocco durante le difficili negoziazioni, rappresenta una mossa storica per l’Unione Europea durante una delle crisi globali più gravi dalla sua creazione.

Il primo incontro di persona tra i leader dei 27 membri è stato caratterizzato dalle differenze e i gli scontri tra i Paesi frugali del Nord Europa e quelli del Sud Europa. In particolare, le posizioni del primo ministro Olandese Mark Rutte per «proteggere gli interessi nazionali del suo Paese» sono state al centro di diverse tensioni.

Il presidente francese Emmanuel Macron, Charles Michel, e anche Giuseppe Conte, sono stati tra i leader ad esultare per il risultato delle lunghe trattative.

LEGGI ANCHE >Nel consiglio europeo scoppia la grana Macron-Kurz: «Rispondi al telefono, non ti interessa il negoziato»

Il presidente del consiglio europeo: «Ci siamo riusciti»

«l’abbiamo fatto. Ci siamo riusciti. L’Europa è solida, è unita. E’ stato difficile ma è stata una maratona che è finita con un successo per tutti. È un momento centrale nella storia d’Europa. È la prima volta che rafforziamo insieme le nostre economie contro la crisi», ha detto il presidente del consiglio europeo Charles Michel.

Anche Giuseppe Conte, su sul profilo twitter, ha definito l’accordo «una giornata storica per l’Europa, e per l’Italia».

«Avremo una grande responsabilità: con 209 miliardi abbiamo la possibilità di far ripartire l’Italia con forza e cambiare volto al Paese. Ora dobbiamo correre», ha aggiunto il premier in una dichiarazione. «Siamo soddisfatti: abbiamo approvato un piano di rilancio ambizioso e adeguato alla crisi che stiamo vivendo. Abbiamo conseguito questo risultato tutelando la dignità del nostro Paese e l’autonomia delle istituzioni comunitarie».

Share this article