Nel consiglio europeo scoppia la grana Macron-Kurz: «Rispondi al telefono, non ti interessa il negoziato»

Per far capire il clima che c’è, un po’ da tutti contro tutti, occorre riportare quanto accaduto nella terza, snervante nottata di trattative al consiglio europeo che deve decidere sul Recovery fund, tra Macron e Kurz, presidente francese e cancelliere austriaco. Si è capito che da quelle riunioni si uscirà con un accordo, costi quel che costi. Altrimenti, la riunione non sarebbe stata riaggiornata anche al 20 luglio, ben oltre la scadenza inizialmente prevista per la riunione dei capi di Stato e di governo dell’Unione Europea. Oggi alle 16 si proverà a dare una versione definitiva dell’accordo, con le posizioni di alcuni dei Paesi frugali (tra questi non c’è l’Olanda) che si sarebbe ammorbidita sui compromessi trovati dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel.

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Macron e Kurz, lo scontro al Consiglio europeo

Macron e Kurz, si diceva. Questi ultimi hanno dato vita a uno dei momenti di maggiore tensione della nottata. Il cancelliere austriaco, nel bel mezzo di una delle tante riunioni plenarie, si è alzato dal tavolo delle trattative per rispondere al telefono. Evidentemente, in quel momento, il nodo della discussione era cruciale. Quando Emmanuel Macron ha visto quanto stava accadendo, pare sia esploso: «Vedete? – riportano fonti interne che hanno lanciato l’indiscrezione – Non gli interessa nulla, risponde al telefono. Ha un atteggiamento negativo».

Parole che non sono piaciute a Kurz, che ha opposto durezza rispetto alle parole di Macron, non tornando indietro sui suoi passi. La soluzione, al momento, resta comunque in bilico. Oggi, Charles Michel proverà a rivedere altri due punti del Recovery fund: i finanziamenti a fondo perduto sui 750 miliardi inizialmente previsti, passeranno da 500 a 400 (o a 390), con alcune condizioni diverse a seconda dei Paesi che li richiederanno.

Macron e Kurz e le altre dispute: oggi l’ultima chiamata

Inoltre, come riportato anche dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, si sta pensando di rivedere ulteriormente il meccanismo del controllo sulla richiesta di quei fondi. Non un vero e proprio potere di veto, né un Emergency brake, come richiesto dai Paesi frugali, tra cui l’Olanda del premier Mark Rutte: «Si va verso l’individuazione di un meccanismo – ha detto Giuseppe Conte – più rispettoso delle competenze dei vari organi definite dai trattati». Oggi, ci sarà quella che assomiglia molto da vicino a un’ultima chiamata.

I Paesi frugali, in modo particolare, sembrano contestare all’Italia una mancata visione programmatica (senz’altro meno puntuale rispetto a quella degli altri Stati membri) degli investimenti da fare per superare la crisi economica. Senza contare, poi, che Mark Rutte sembra aver spostato l’ago della bilancia sia sul pregresso (ovvero il provvedimento di quota 100, uno dei più contestati dai Paesi frugali), sia sul tema dello Stato di diritto. Quest’ultimo, in modo particolare, è alla base dello scontro con l’Ungheria di Orbàn.

Secondo le ultime indiscrezioni, tuttavia, il fronte dei Paesi cosiddetti frugali sembra essere meno compatto di qualche giorno fa, all’inizio del consiglio europeo. Possibile che la giornata di oggi faccia segnare un punto a favore di quello schieramento – che va da Macron a Conte, passando per Pedro Sanchez – che vorrebbe una risposta molto più forte da parte dell’Europa.

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