Il controllo degli IP per tagliare le password condivise su Netflix potrebbe valere 721 milioni in più

È finito il tempo delle vacche grasse per i colossi dello streaming, e di questo ce ne eravamo già accorti da un po’. Con il superamento dei lockdown e dei regimi di maggiore controllo causati dalla pandemia di coronavirus, quella bolla che era esplosa e che aveva portato alla crescita senza freni degli abbonamenti agli OTT rischia di restare un ricordo. Adesso le piattaforme di streaming stanno cercando di differenziare i propri servizi, puntando sul gaming e sull’intrattenimento anche offline. E – soprattutto – stanno cercando di massimizzare i ricavi per i loro servizi storici, ovvero la fruizione di film e serie tv. Netflix, ad esempio, sta da tempo pensando di mettere un freno al meccanismo della concurrency, ovvero alla condivisione degli account tra più persone.

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Concurrency Netflix, quali sono i meccanismi per il controllo delle password

Già nei mesi scorsi, Netflix aveva cercato di responsabilizzare gli utenti, chiedendo loro di segnalare eventuali utilizzi impropri degli account (persone a cui, ad esempio, era stata ceduta pro tempore la password e che hanno continuato a utilizzarla nonostante la fine della relazione con il titolare dell’abbonamento). Adesso, invece, sarà l’OTT stesso ad effettuare dei controlli più stringenti al fine di limitare l’abuso nell’utilizzo delle password condivise.

L’obiettivo, dichiarato da Ted Sarandos, co-chief executive officer e chief content officer della piattaforma, è quello di realizzare monitoraggi costanti degli indirizzi IP degli abbonamenti: attraverso questo monitoraggio è facile capire se lo stesso abbonamento viene utilizzato da punti d’accesso differenti (e in che misura). Partendo dal 2023 questa nuova politica di controlli, Netflix conta di recuperare 721 milioni di ricavi in più nel corso dell’anno solare. Mettendo una piccola pezza alla previsione di calo dei ricavi che caratterizzerà il futuro prossimo della piattaforma.