Commissione algoritmi, quali sono le problematiche concrete e attuali che vanno affrontate

Dei progressi dell'AI nel campo dell'editoria, dell'informazione e - in generale - in diversi ambiti della vita umana abbiamo ampiamente parlato. Proprio da questi deve partire la commissione algoritmi con il suo lavoro

23/10/2023 di Ilaria Roncone

Una volta stabilito chi sono gli esperti facenti parte del comitato voluto dal governo Meloni (poi ribattezzato commissione algoritmi) e chi ne è capo, Giuliano Amato appunto, occorre fare chiarezza rispetto ai compiti che gli vengono affidati e alle questioni concrete che si trovano a fronteggiare dovendo scrivere – a stretto giro – un rapporto che chiarisca l’attuale impatto dell’intelligenza artificiale sul mercato dell’editoria italiana.

Nelle parole con cui Alberto Barachini – sottosegretario con delega all’editoria del governo Meloni – ha annunciato che a presiedere la commissione sarebbe stato Amato è possibile rintracciare quelli che sono i compiti di questo neonato organo: «È cruciale analizzare a fondo l’utilizzo, lo sviluppo e le ricadute dell’intelligenza artificiale nel settore editoriale e dell’informazione. Di qui la scelta di istituire un Comitato presso il Dipartimento per l’informazione e l’editoria formato da esperti e professori universitari che studierà l’impatto di questa tecnologia sul mondo del giornalismo e delle news».

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Il compito della commissione algoritmi

Il compito della commissione algoritmi sarà sedersi al tavolo con tutta una serie di interlocutori che rappresentano editoria e informazione in Italia (dall’Odg Nazionale alla Fieg passando per Fnsi, le Segreterie nazionali Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil). Il punto sarà portare alla luce e mettere nero su bianco i possibili rischi attuali e quelli potenziali nel futuro di un’informazione e di un’editoria che – da un anno a questa parte – sono state messe al centro di cambiamenti notevoli (a partire dalle numerose redazioni che, nel mondo, hanno scelto di tagliare l’organico a favore dell’utilizzo di tecnologie AI sostitutive. Tra i casi più recenti troviamo le redazioni di Bild e Cnet).

L’analisi della commissione – dovendo essere rapida per portare alla produzione di una relazione da fornire al governo per un confronto internazionale con le analoghe commissioni degli altri Stati Ue – sarà circoscritta è comincerà in data 24 ottobre.

Quali sono i problemi concreti che ci si ritrova ad affrontare?

Partiamo dal presupposto che tutti i Paesi del mondo stanno affrontando la questione dell’intelligenza artificiale e della miriade di applicativi che questa può avere in tutti i campi della vita umana. Proprio con questa consapevolezza nasce la collaborazione tra Ue e Paesi del G7 per creare un codice di condotta sull’Intelligenza Artificiale che permetta di governarne i possibili risvolti rischiosi (quelli che già non sono avvenuti, si intende).

L’intelligenza artificiale e le questioni che pone sono, sempre più e da almeno un anno a questa parte, al centro del dibattito pubblico. In particolar modo a destare preoccupazione nel frangente editoria-informazione troviamo ChatGPT: lo strumento generativo si è dimostrato in grado non solo di generare testi tecnici e manuali ma, con il passare del tempo, punta a scrivere in maniera sempre più umana e variegata (portando sul tavolo di chi deve affrontarne le problematiche, tra le altre cose, tutte quelle relative al diritto d’autore del materiale usato per addestrare ChatGPT e tecnologie simili).

I rischi nell’utilizzo dell’AI in ambiti che siano creativi, di scrittura, di redazione e di informazione li abbiamo affrontati più volte (dalla questione disinformazione alla necessità di regolamentarla in ambiti diversi; ancora, l’utilizzo che ne fanno gli avvocati in aula o quello che ne viene fatto per scrivere musica e testi; un altra tematica importante è la regolamentazione per proteggere i diritti di chi lavora con la propria voce e con il proprio volto) e non sono mancate neanche le analisi sull’utilizzo, per esempio, di queste tecnologie nell’ambito bancario (qui l’intervista al direttore editoriale di Today.it, Fabrizio Gatti).

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