L’equivalente della commissione algoritmi in UK è guidato da un 41enne esperto di AI
Si chiama Ian Hogarth, l'AI è stata una costante sia negli studi che nel percorso lavorativo e a lui è stata affidata l'omologo della commissione algoritmi italiana
23/10/2023 di Ilaria Roncone
Chi è Giuliano Amato e quanti anni ha? Questa è la domanda (retorica) che dà spazio a tanti dei dubbi e delle perplessità che in molti hanno riversato sui social network chiedendosi perché un politico e giurista costituzionalista di 85 anni sia stato messo a capo di un comitato nato per studiare l’impatto sull’editoria di una tecnologia giovanissima come può essere l’intelligenza artificiale.
Questo ragionamento risulta ancor più calzante se si pensa, per esempio, che a capo dell’organo corrispondente nel Regno Unito (tale Ai Foundation Model Raskforce, voluta dal governo britannico) ci sia Ian Hogarth, che di anni ne ha 41 e che nella sua carriera – come vedremo in seguito – ha fatto della ricerca e dello studio sull’AI il focus principale.
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Le reazioni a Giuliano Amato capo della commissione algoritmi
Giuliano Amato nato quando manco esisteva la parola software a capo della consulta che si occupa di AI. Bene ma non benissimo. https://t.co/34FekyPnxf
— Gio (@GioN_89) October 19, 2023
Diverse persone non si sono risparmiate battute su questa scelta.
The appointment of Giuliano Amato as chair of AI commission is a clear sign that italy government sees only the risks and not the opportunities and the only game to play is slowering the innovation to defend the status quo
— Davide Carboni 🤷♂️ (@digitaldavide) October 22, 2023
La critica è arrivata anche da Davide Carboni, docente a contratto della LUISS, founder di Uniscrow.com e co-founder di Radix Srl ha osservato su Twitter come questa nomina a presidente della commissione AI sia «un chiaro segnale che il governo italiano vede solo i rischi e non le opportunità e che l’unica partita da giocare è rallentare l’innovazione per difendere lo status quo».
Nel Regno Unito, per esempio, la situazione è diversa
Fatte queste considerazioni dovute sull’opportunità o meno di scegliere una persona che non solo per età ma anche per formazione non sembra essere quella giusta per ricoprire il ruolo, torna utile vedere quello stesso compito a chi è stato affidato in altri Paesi. Facciamo l’esempio del Regno Unito, appunto, con Ian Hogarth.
Considerato che gli obiettivi di questo tipo di commissioni istituite dai governi è quello di capire in che modo l’intelligenza artificiale influisce (da un lato mettendo a rischio, dall’altro costituendo un’opportunità) nei diversi settori nei quali viene applicata, la scelta di Hogarth sembra invece molto opportuna.
Nella sua carriera ha investito decine di volte startup tecnologiche e che utilizzavano l’intelligenza artificiale, ha scritto il rapporto sullo stato dell’AI nel 2018 e ha trattato tematiche come l’ascesa dell’apprendimento automatico che va a influenzare un nuovo tipo di geopolitica. Negli anni della formazione troviamo una specializzazione nell’apprendimento automatico ottenuta grazie a un master e la laurea a Cambridge in Computer Science. Tra le altre cose, il Time lo ha incluso tra le 100 personalità più influenti nell’ambito AI in questo 2023.
Il Regno Unito ha scelto di mettere un grande investimento (pari a 126 milioni di dollari, il più nutrito investimento fatto nell’ambito della sicurezza dell’AI nel Paese) nelle mani di una commissione guidata da Hogarth che avrà il compito – come documentato dai report sul lavoro della Frontier AI Taskforce – di porsi come leader nel delicato processo di creazione delle norme globali sull’uso dell’intelligenza artificiale. La questione è stata anche recentemente affrontata dal segretario britannico alla tecnologica, Michelle Donelan, intervenuta al podcast POLITICO Tech.