L’ultimo verbale del Comitato Tecnico-Scientifico prima del lockdown

Il testo del documento n.21 del 7 marzo 2020

06/08/2020 di Enzo Boldi

Tra i verbali del Comitato Tecnico-Scientifico desecretati nella serata di mercoledì e pubblicati dalla Fondazione Luigi Einaudi – che ha portato avanti questa battaglia sulla trasparenza – l’attenzione non può che cadere su quel documento licenziato dal team di esperti scelti dal governo in cui vengono mostrate le indicazioni sanitarie arrivate due giorni prima della proclamazione del lockdown in tutta Italia, quel provvedimento che Giuseppe Conte, nel corso della conferenza stampa dell’8 marzo, ha definito ‘Italia Zona Arancione’.

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All’interno del verbale del Comitato Tecnico-Scientifico, il n.21 del 7 marzo 2020, gli esperti parlano di una revisione del concetto di ‘zona rossa’ e ‘zona gialla’ in base ai dati epidemiologici, proponendo l’attuazioni di due livelli distinti in base ai dati epidemiologici riscontrati in quei giorni. Ecco quanto scritto a pagina 4 del documento inviato al ministro della Salute Roberto Speranza.

Comitato Tecnico-Scientifico, le indicazioni prima del lockdown

Le zone in cui il Comitato Tecnico Scientifico proponeva di applicare misure di restrizione più rigorose rispetto al resto del Paese erano: la Regione Lombardia, le Provincie di Parma, Piacenza, Rimini, Reggio Emilia e Modena; Pesaro Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Alessandria e Asti (nel verbale del 28 febbraio si indicavano questi comuni come Zone rosse: Bertonico, Casalpusterlengo, Castelgerundo, Castiglione D’Adda, Codogno, Fombio, Maleo, San Fiorano, Somaglia, Terranova dei Passerini in Lombardia e Vo’ Euganeo in Veneto). Qui i dati epidemiologici, al 7 marzo 2020, erano quelli che mostravano maggiore criticità. Per questo motivo gli esperti avevano proposto una serie di limitazioni: dalla chiusura delle scuole, fino all’estensione del lavoro agile (di cui già si era parlato nelle riunioni di fine febbraio e inizio marzo).

Le zone rosse e il resto dell’Italia

Per quel che riguarda i territori all’epoca meno colpiti dai contagi, si chiedeva la riapertura delle attività commerciali, ma solo a condizione che si mantenesse il distanziamento sociale all’interno dei vari locali e tutte le altre norme sanitarie per evitare il possibile aumento delle infezioni.

(foto di copertina: da verbale Cts del 7 marzo 2020)

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