La denuncia dei cittadini di Codogno respinti dalle strutture alberghiere

10/07/2020 di Enzo Boldi

Etichettare le persone in base al loro luogo di provenienza è sempre sbagliato. E i cittadini di Codogno stanno vivendo sulla loro pelle quella discriminazione. Il Corriere della Sera ha raccolto alcune testimonianze che arrivano dalla cittadina del Lodigiano che fu la prima zona rossa in Italia dopo i casi di contagio da Coronavirus. Da quel giorno sono passati molti mesi e la situazione è di gran lunga migliorata, anche se si è lasciata alle spalle numerose vite umane. Adesso, nel tentativo di riprendere in mano la propria quotidianità, in molti hanno provato a prenotare le proprie vacanze in Italia, vedendosi la porta sbattuta in faccia non appena viene pronunciato il nome del Comune di provenienza.

LEGGI ANCHE > Il paziente 1: «In ospedale mi dissero che il coronavirus non sapeva nemmeno dove stesse di casa Codogno»

«Ci trattano da appestati». È questa la frase ricorrente nei racconti raccolti da Il Corriere della Sera. E si tratta di un fenomeno diffuso in tutta Italia: dalla Liguria alla Sicilia, passando per Abruzzo, Emilia Romagna e e Toscana. Prendiamo, per esempio, le parole di Davide Passerini, sindaco di Fombio (in provincia di Lodi) e avvocato di Codogno: «Il nostro contatto in Toscana era avvilito. Aveva trovato il posto, ma il proprietario ci ha ripensato quando ha visto i documenti, era terrorizzato dall’idea di convivere con chi proveniva dalla zona in cui si era propagato il virus. Eppure da due mesi da noi non ci sono casi».

Codogno, cittadini discriminati per le vacanze

Respinti perché di Codogno. E casi analoghi sono stati riportati anche dall’Emilia-Romagna dove un 28enne che vive nel comune del Lodigiano ha raccontato di esser stato respinto da tre alberghi di Riccione con atteggiamenti al limite dell’insensibilità: ««Mia figlia Ambra voleva fare un regalo al suo ragazzo organizzando una vacanza sulla Riviera Romagnola: ha chiamato tre alberghi, tutti l’hanno respinta: ‘Codogno? Non c’è posto’. È vergognoso, non siamo appestati». La coppia, per fortuna, ha trovato ospitalità nelle Marche per una piccola vacanza.

«Non c’è posto»

Altri due cittadini di Codogno – tra cui un’infermiera che per mesi è stata in prima linea per debellare il Coronavirus – si sono sentite rispondere: «Purtroppo non ci sono più posti». Una replica arrivata dopo aver preventivamente avuto indicazioni che andavano in un’altra indicazione.

(foto di copertina: da Google Maps)

Share this article