Il cimitero di Praga e quello del buonsenso

01/11/2010 di Dario Ferri

Forse il rabbino Di Segni dovrebbe ricordare la genesi del nome del protagonista viene da quel Simonino di Trento il cui culto nasceva proprio dall’antisemitismo che voleva gli ebrei pronti a commettere omicidi rituali di bambini. Un antisemitismo di matrice cattolica, e una venerazione che la Chiesa stessa ha provveduto a cancellare con tutte le sue manifestazioni esteriori.

LA MEMORIA CORTA – Ma nella storia non è certo l’unico elemento che la Scaraffia e Di Segni dovrebbero conoscere. Giordano Bruno Guerri ne elenca qui qualcun altro:

[durante il secondo dopoguerra] la Chiesa di allora, a differenza di quella di oggi, continuava a ritenere l’intero popolo ebraico “deicida”. Un elemento che contribuì alla passività (e a volte all’entusiastica accettazione) della legislazione razziale fu l’atteggiamento del Vaticano. A partire dal 1938 molte testate razziste riproposero integralmente vecchi e recenti articoli antisemiti della Civiltà Cattolica, la rivista dei gesuiti, e Roberto Farinacci poté dire, in un discorso: “Se, come cattolici, siamo divenuti antisemiti, lo dobbiamo agli insegnamenti che ci furono dati dalla Chiesa durante venti secoli. (…) Noi non possiamo nel giro di poche settimane rinunciare a quella coscienza antisemita che la Chiesa ci ha formato lungo i millenni.”

E, tanto per mettere i puntini sulle i:

Erano stati i papi, secoli prima a costringere le comunità ebraiche nei ghetti, e obbligarle a portare segni distintivi e quindi infamanti, a limitare la loro possibilità di guadagno a lavori che avrebbero suscitato odio o disprezzo verso di loro, come il prestito a usura o la raccolta di stracci. Per secoli i papi avevano mantenuto un rito consistente nel dare un pubblico calcio (neanche tanto simbolico) a un rappresentante della comunità ebraica. E solo molti anni dopo le leggi razziali, e il fascismo, è stata eliminata dal messale l’espressione “perfidi giudei”. La Chiesa si oppose alla politica antiebraica esclusivamente quando ledeva il suo ambito di azione, ovvero quando impedì il matrimonio – cristiano – fra un cattolico e un ebreo. Difese, cioè, i proprio diritti, non quelli dell’essere umano, e tanto meno quelli degli ebrei.

I POGROM DEL BUONSENSO – Ora, è difficile non accorgersi che questo tipo di comportamento era dettato da “conoscenze” e credenze perpetuata nei secoli con gli stessi metodi con cui andavano in giro quelle di Simonini, il personaggio di Eco. Ma che per fortuna oggi sono stati smontati proprio grazie all’attività di gente come lui, che nel Pendolo di Foucault spiegava perfettamente anche la genesi (ideale) del complottismo. Dire che il lettore può rimanere confuso e con il dubbio al termine del romanzo di Eco, significa pensare che chi legge non sia in grado di discernere la finzione dalla realtà, e non comprenda le centinaia di elementi che l’autore dissemina per aiutare anche il lettore più tardo. Se il feulleiton è mal riuscito, come dice l’Osservatore Romano, può anche essere. Che possa anche solo minimamente essere scambiato per un libro ‘a interpretazione aperta’ o con simpatie antisemite è una teoria che può sostenere soltanto chi non ricorda come sia nato e sia stato direzionato l’antisemitismo fino ad oggi. Idealmente, un ricordo che sia Di Segni, nella forma di discendente delle vittime, che la Scaraffia, come pronipote dei carnefici, dovrebbero avere.

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