La digitalizzazione europea passa dai semiconduttori: ecco il Chips Act

Entrato in vigore lo scorso 21 settembre, il Regolamento ha come obiettivo quello di rafforzare la posizione della UE nel mercato dei semiconduttori

28/09/2023 di Enzo Boldi

È uno dei Regolamenti europei più importanti a livello strategico e commerciale, nonostante non sia stato accompagnato dal clamore di altri provvedimenti come Digitale Service Act e Digital Markets Act. Ha come obiettivo principale (ma non l’unico) quello di raddoppiare la quota di mercato globale dell’Europa nel mercato dei semiconduttori entro il 2030. Il Chips Act è entrato in vigore lo scorso 21 settembre ed è uno dei pilastri fondamentali della Digital Decade, quel piano di digitalizzazione del Vecchio Continente e degli Stati membri.

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Il regolamento europeo sul mercato dei chip è uno dei punti cardine del tentativo dell’Unione di ritagliarsi uno spazio fondamentale all’interno di un ecosistema di cui fa parte, ma non in modo estremamente attivo. All’interno del primo report sulla Digital Decade, l’importanza di questo impianto legislativo viene sottolineato in questo modo:

«Entro il 2030, l’UE mira a raddoppiare la propria quota del valore della produzione mondiale di semiconduttori all’avanguardia, passando dall’attuale 10% al 20% in termini di valore della quota di mercato a livello mondiale. Per conseguire tale obiettivo il regolamento sui chip, entrato in vigore il 21 settembre 2023, mira a sviluppare un prospero ecosistema dei semiconduttori e catene di approvvigionamento resilienti. Gli Stati membri dovrebbero promuovere politiche e investimenti nazionali per stimolare ulteriormente le capacità nazionali di progettazione e fabbricazione di chip e per potenziare le competenze locali nelle tecnologie avanzate in tutti i settori». 

Obiettivi e impegni per ritagliarsi uno spazio importante all’interno di un mercato in cui a svettare è l’Oriente: da Taiwan al Giappone, passando per la Corea del Sud e la Cina. A questo elenco si aggiungono anche gli Stati Uniti, pur con una quota molto bassa (intorno al 13%) rispetto alle aspettative.

Chips Act, cos’è e come funziona il regolamento UE

Dunque, è necessario un cambio di passo per entrare a far parte – in modo concreto – di un mercato fondamentale per quel che concerne il comparto tecnologico (e, di conseguenza, digitale). Per farlo l’Europa ha pensato al Chips Act, un Regolamento che ha come primo obiettivo quello di rafforzare esponenzialmente (fino a raddoppiare la quota di mercato globale) la posizione degli Stati Membri nella produzione di semiconduttori. L’impianto normativo si fonda su tre pilastri fondamentali:

  • Investimenti che dovranno arrivare a quota 15 miliardi di euro e saranno destinati alla ricerca, allo sviluppo, alla produzione e alla formazione professionale di chi lavora e lavorerà all’interno del settore dei semiconduttori.
  • Resilienza delle catene di approvvigionamento, nel tentativo di ridurre la dipendenza europea da attori stranieri leader nella produzione e commercializzazione dei semiconduttori. Per fare ciò si punta molto sulla creazione di un fondo che servirà anche ad aumentare la cooperazione tra gli Stati membri in questo segmento produttivo.
  • Sovranità tecnologica attraverso il rafforzamento della leadership tecnologica dell’Europa in questo settore e con il sostegno (economico) alla ricerca e allo sviluppo di tecnologie di prossima generazione.

E dal prossimo 1° gennaio, entrerà in vigore il meccanismo di allerta precoce. Si tratta di un sistema che mira a identificare e mitigare potenziali interruzioni delle catene di approvvigionamento dei semiconduttori attraverso tre attività: monitoraggio, analisi dei rischi di mercato e interventi. L’obiettivo è quello di evitare gli effetti della crisi dei semiconduttori, iniziata nel 2020 e terminata (almeno sembra) nel primo semestre del 2023. Una carenza di chip che, per esempio, ha portato a una parziale sospensione nella produzione di automobile nel corso degli scorsi anni.

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