Non solo New Mexico, in Massachussets denunciano Meta per danneggiamento di adolescenti

Chi ha intentato la causa sostiene che l'azienda fosse consapevole dei rischi, ma che - per continuare a generare profitto - abbia lasciato correre

18/01/2024 di Gianmichele Laino

Quando abbiamo detto, negli articoli precedenti di questo monografico, che Meta era al centro di più controversie giudiziarie negli Stati Uniti, abbiamo pensato anche a quello che è successo nel mese di novembre 2023, quando in Massachussets è stata intentata una causa contro l’azienda di Mark Zuckerberg per il mancato rispetto della legge sui consumatori, relativo ad alcuni prodotti – su Instagram – che avrebbero danneggiato e alterato il benessere mentale degli adolescenti. Una causa intentata dal procuratore generale dello Stato americano che, quindi, si va ad aggiungere alla lista delle problematiche che Meta si trova ad affrontare rispetto alle proprie condizioni di utilizzo. Secondo quanto evidenziato dal procuratore generale, tra l’altro, Meta sarebbe stata consapevole dei danneggiamenti agli adolescenti, ma – pur di continuare a garantirsi profitti – avrebbe ignorato gli allarmi provenienti dall’interno e dall’esterno.

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Causa Meta in Massachussets, secondo il procuratore Zuckerberg sapeva

La dinamica denunciata all’interno della causa ricorda da vicino le accuse che, in passato, aveva mosso Frances Haugen, la whistleblower di Facebook che aveva denunciato pratiche non corrette all’interno dell’azienda. Report interni, studi e analisi sul prodotto mettevano in evidenza già allora alcune distorsioni delle piattaforme di social networking rispetto agli utenti minorenni. Tuttavia, secondo le accuse della Haugen, queste distorsioni – pur essendo note al board di Meta – non erano state prese in considerazione per la correzione delle dinamiche di utilizzo della piattaforma (soprattutto in relazione ad atti di presunto bullismo nei confronti dei minori).

Tornando alla causa in Massachussets, il pubblico dei social di Meta non sarebbe stato correttamente informato rispetto ai rischi collegati all’utilizzo ripetuto e continuativo dei servizi di Facebook o di Instagram. Queste due piattaforme, secondo l’accusa, creerebbero dipendenza negli utenti, che sono invitati a fare scrolling nel feed, a restare incollati allo schermo per visualizzare il video successivo, a rimanere aggiornati sulle vicissitudini di alcuni personaggi (ad esempio influencer e content creator). Praticamente, senza aprire le app di Facebook e di Instagram non si può stare e questo comportamento sarebbe più evidente soprattutto tra i minori.

Alcuni documenti interni di Meta dimostrerebbero la consapevolezza nel board che l’utilizzo di questi strumenti e di queste tecniche avrebbe attirato sempre di più i minori (anche quelli d’età inferiore ai 13 anni, ovvero la soglia minima per potersi iscrivere sulla piattaforma). Tuttavia, per continuare a mantenere elevati i profitti della company, non si sarebbe posto rimedio a tutto questo. Lo stesso Mark Zuckerberg avrebbe posto il suo veto – tra il 2019 e il 2020 – sulla rimozione dei filtri di bellezza su Instagram che, stando a quanto rilevato, creerebbero dipendenza negli utenti e impressionerebbero in maniera eccessiva gli utenti minorenni. Nonostante altri membri del board di Meta fossero d’accordo con la loro rimozione, è stato direttamente il CEO a ricordare quanto i filtri fossero utilizzati nelle Instagram Stories.

Sono diverse le associazioni e gli enti esterni a Meta (alcuni di questi composti anche da ex dipendenti del social network) che da anni si battono per una maggiore tutela degli adolescenti sui social network. Si tratta di una fetta di pubblico particolarmente sensibile, su cui i social tutti dovrebbero fare una comune riflessione. Tuttavia, al di là di alcune iniziative che sanno molto di brandwashing (come iniziative per supportare la ricerca sulla salute mentale e un sistema di assistenza interno rispetto a questi problemi), Meta non sembra aver fatto molto altro. E le cause che vengono intentate all’azienda sono diretta conseguenza di questo suo comportamento.

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