Cosa ha detto Meta sui 100mila minori adescati ogni giorno su Facebook e Instagram

Contattata dal Wall Street Journal, l'azienda di Menlo Park si è trincerata dietro un silenzio, inviando come risposta un comunicato che risale a novembre

18/01/2024 di Enzo Boldi

Nuove grane in vista per Facebook, Instagram e il loro ecosistema. Quando si parla di social network e minori, infatti, non si può non fare riferimento alle molteplici cause che hanno visto (e stanno vedendo) coinvolta la holding guidata da Mark Zuckerberg. Sono state spesso citate le rivelazioni fatte dall’ex product manager Frances Haugen in merito ai rapporti interni all’azienda sull’impatto negativo delle piattaforme social sui più piccoli, ma anche di quel substrato in grado di creare un ecosistema fatto anche di molestie condotte (digitalmente, nella maggior parte dei casi) nei confronti degli adolescenti. Ed è questo uno degli aspetti fondamentali della causa in corso del New Mexico contro Meta.

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Una causa che fa parte di un faldone di cause. Il Wall Street Journal, infatti, è entrato in possesso di alcune parti non oscurate del contenzioso sulle politiche di protezione nei confronti dei minori da parte delle due piattaforme social di Mark Zuckerberg. Nello specifico, si parla di documenti interni all’azienda in cui si parla esplicitamente di una stima pari a 100mila bambini che, quotidianamente, non sarebbero protetti nella loro navigazione social. Alcuni di questi minori sono under 13 e, quindi, non potrebbero iscriversi alle piattaforme. Dunque, un’altra problematica su cui da tempo Meta sta lavorando per risolverla. In questa direzione vanno le recenti modifiche annunciate solo qualche giorno fa.

New Mexico contro Meta, la risposta di Menlo Park

Ma come ha risposto Menlo Park alla richiesta del WSJ di un commento sulla vicenda New Mexico contro Meta? Nessuna dichiarazione in merito al contenuto di quei documenti sulla mancata protezione di circa 100mila utenti minorenni (al giorno), ma un rimando a un altro comunicato già pubblicato nel novembre scorso, dopo la decisione di 41 Stati americani di intentare causa contro la holding di Zuckerberg per non aver lavorato accuratamente per proteggere i minori dai pericoli presenti in rete. Compresi gli adescamenti di tipo sessuale che sconfinano in pedofilia e pedopornografia.

«Questa denuncia definisce in modo errato il nostro lavoro utilizzando citazioni selettive e documenti selezionati con cura». 

Dunque, una sorta di selezione accurata di alcune pagine dei documenti interni di Meta, per accusare l’azienda di non aver agito prontamente per tutelare i minori dal ricevere contenuti porno e pedopornografici attraverso i DM su Instagram e Facebook Messenger.

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