AFP ha fatto causa a X per il pagamento delle notizie

Twitter è stato portato in aula dall'agenzia di stampa AFP per quel rifiuto totale, nonostante le leggi francesi, di sedersi al tavolo per concordare un equo compenso per gli editori

04/08/2023 di Ilaria Roncone

Equo compenso cosa? Più o meno questo è l’atteggiamento che X di Elon Musk sta assumendo nei confronti di giornali e agenzie media quando si tratta della giusta remunerazione che, in teoria, dovrebbe spettare ai media che operano su Twitter portando alla piattaforma tutta quella fetta di utenti (con conseguente pubblicità) che leggono le notizie suo social. L’ultima novità in tal senso arriva dalla Francia con AFP (Agence France-Presse), la più famosa agenzia di stampa francese e tra le agenzie più autorevoli in tutto il mondo. Come comunicato dalla stessa AFP, l’agenzia ha scelto di fare causa a X per il pagamento delle notizie.

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La causa di AFP a X

Si tratta di un dibattito in corso in tutto il mondo e, con l’azione di AFP, la questione torna in primo piano in Francia. L’azione legale è stata fatta per «far rispettare i diritti di prossimità delle agenzie di stampa e degli editori» dopo un rifiuto definito «netto», da parte di Twitter, anche solo ad avviare una discussione sull’applicazione dei diritti di prossimità per la stampa. Si tratta di diritti che sono stati istituiti, come spiegato nel comunicato stampa, «per consentire alle agenzie di stampa e agli editori di essere remunerati dalle piattaforme digitali che trattengono la maggior parte del valore monetario generato dalla distribuzione di contenuti giornalistici».

L’azione legale è stata intrapresa allo scopo di ottenere un’ingiunzione urgente presso il Tribunale giudiziario di Parigi. Lo scopo è quello di costringere Twitter a rispettare la legge fornendo tutti gli elementi necessari affinché si possa valutare la remunerazione dovuta all’agenzia sulla base della legislazione sui diritti. La legge in questione, in Francia, è stata adottata quattro anni fa e AFP non ha mai smesso di lottare affinché fosse fatta rispettare: «Il procedimento legale avviato oggi contro Twitter è in linea con questo impegno costante – si legge nel comunicato stampa – e l’Agenzia continuerà a utilizzare i mezzi legali appropriati con ogni piattaforma pertinente per garantire l’equa distribuzione del valore generato dalla condivisione di contenuti giornalistici».

Elon Musk fa orecchie da mercante

Il punto è che c’è un rifiuto, da principio, di sedersi al tavolo delle trattative e di discutere prendendo anche solo in considerazione l’esistenza di queste leggi. Lo si capisce bene dalla risposta che Musk ha dato su Tewitter: «È bizzarro. Vogliono che paghiamo *loro* per il traffico verso il loro sito dove guadagnano entrate pubblicitarie e noi no!». A quattro anni dall’entrata in vigore della legge che in Francia prende il nome di “diritti di prossimità” (che, in breve, obbliga le Big Tech a sedersi al tavolo con gli editori per avviare le trattative sulla remunerazione delle notizie) l’atteggiamento dell’attuale proprietario di X evidenzia il rigetto di tutti tentativi di normare la questione.

Contattato da Reuters, X non ha voluto commentare la vicenda. Considerato quello che è accaduto con Google nel 2021 – una multa di 500 milioni di euro al colosso per non aver rispettato le norme per condurre trattative con gli editori francesi – e considerato che anche Meta si sta impegnando a completare accordi con alcuni editori francesi, probabilmente in un momento non lontano anche a Musk toccherà fare i conti con la questione. Volente o nolente.

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