Google e la sua piattaforma “per le notizie verificate”: cosa c’è dietro?
Tra Google e il NYT è fatta: il giornale sarà all'interno di Google News Showcase. Cosa significa e quali sono gli intenti di Google?
11/05/2023 di Ilaria Roncone
Dietro all’accordo da 100 milioni in tre anni che Google verserà nelle casse del New York Times c’è tanta carne al fuoco: il NYT sarà all’interno del News Showcase di Google e potrà sfruttare il Play Store di Google per vendere le sue sottoscrizioni; oltre a questo, l’accordo prevede anche che il NYT utilizzi gli strumenti forniti da Google per il marketing e la sperimentazione congiunta di una serie di nuovi prodotti editoria. Facciamo un passo indietro per capire la dinamica che si è venuta a creare: cos’è Google News Showcase, quando e come nasce e quale è l’intento del colosso di Google nel creare questo prodotto?
LEGGI ANCHE >>> Il matrimonio da 100 milioni di dollari tra Google e il New York Times
Quando e perché è nato Google News Showcase?
Spieghiamo brevemente – per poi approfondire in seguito – che cose Google Showcase: si tratta di un prodotto che nasce come vetrina dove gli editori possono proporre una serie di contenuti di qualità, esclusivi e approfonditi che curano e scelgono in maniera autonoma. Il lettore dovrebbe così trovarsi ad avere a che fare con informazione di qualità, ottima dal punto di vista della user experience e selezionata per lui.
Il prodotto è stato lanciato nel 2020 puntando a pagare gli editori che sono inclusi «per curare giornalismo di qualità, garantendo un’esperienza di notizie online migliorata a vantaggio di lettori ed editori». La necessità è arrivata dopo che, nel mondo, gli editori hanno iniziato a chiedere conto degli introiti realizzati dal colosso grazie ai loro contenuti. News Showcase nasce, quindi, per favorire la negoziazione con i media e condurre a un accordo per l’equo compenso degli editori da parte di Google che convenga anche a Google stesso.
Come funziona Google News Showcase
Per capire come funziona Showcase, innanzitutto, ci rivolgiamo alla pagina dell’azienda che lo spiega. Viene definita «un’esperienza di notizie online» che «consente agli editori che vi partecipano di condividere le proprie competenze e la propria linea editoriale tramite un’esperienza di storytelling avanzata». Il meccanismo di pagamento viene spiegato così: si tratta di un «programma globale di licenze per i contenuti» in cui «Google paga gli editori che vi partecipano per curare giornalismo di qualità, garantendo un’esperienza di notizie online migliorata a vantaggio di lettori ed editori».
Le redazioni possono così «fornire ai lettori maggiori approfondimenti su notizie locali, nazionali e internazionali per aiutarli a capire quali sono le notizie più importanti» e le testate avere «un controllo diretto della presentazione e del branding, il che consente loro di stabilire relazioni più solide con il pubblico». Massima libertà per gli editori e per le redazioni, quindi, con lo scopo di fornire un servizio migliore di ciò che c’era prima sia a chi pubblica che a chi legge (storytelling più approfondito, più contesto, funzionalità come la cronologia, articoli correlati, elenchi puntati oltre all’accesso a contenuti normalmente protetti da paywall per i lettori che vogliono scoprire nuovi contenuti).
Le intenzioni di Google, ora che sono stati resi pubblici maggiori dettagli rispetto all’accordo con il NYT, sono ora più chiare: non un semplice remunerare gli editori ma ottenere un’alleanza commerciale e tecnologica, come fatto col giornale Usa, vendendo e fornendo alcuni dei suoi servizi.