Chi ci ha guadagnato, tra Meta e SIAE, da questo accordo transitorio

Il mantenimento dello status quo, ovvero lo stesso contratto in essere fino a dicembre 2022, sembra far pendere l'ago della bilancia dalla parte di Menlo Park

15/05/2023 di Enzo Boldi

Nella vicenda che ha visto coinvolte – nelle ultime settimane – Meta e SIAE, occorre andare oltre le apparenze emerse dai comunicati stampa e le dichiarazioni di rito. Perché entrambe le parti in causa hanno espresso soddisfazione per la sottoscrizione di questo accordo transitorio che durerà fino al 6 ottobre prossimo, spiegando come i prossimi mesi saranno utilizzati per proseguire quel tavolo della trattativa che si è aperto – tra mille difficoltà e contestazioni – alla fine dello scorso anno. Ma chi ci ha guadagnato di più da questa intesa a tempo?

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I dettagli dell’accordo transitorio non sono noti, ma – come riportato dall’Agenzia Ansa – l’azienda di Menlo Park e la Società Italiana Autori ed Editori avrebbero ripreso in mano l’accordo scaduto nel 2022, replicando – almeno fino al prossimo 6 ottobre – lo stesso impianto. Questa, infatti, era l’indicazione arrivata anche dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) quando (ad aprile) intimò a Meta di sedersi nuovamente al tavolo della trattativa con SIAE. Dunque, tutto cambia per non cambiare. Almeno per alcuni mesi.

Meta SIAE, chi ci ha guadagnato dall’accordo transitorio

Dunque, stando a queste premesse, sembra che nell’accordo Meta-SIAE l’ago della bilancia del “guadagno” penda decisamente dalla parte del colosso di Menlo Park. Anche perché, l’inizio delle polemiche e della trattativa naufragata prima di arrivare a questa intesa a tempo aveva messo sul tavolo una serie di richieste avanzate dalla Società Italiana Autori ed Editori. Quest’ultima, infatti, chiedeva a Meta di essere più trasparente nella comunicazione dei dati delle visualizzazioni e dell’utilizzo dei brani il cui diritto d’autore è gestito da lei. Dunque, SIAE ha denunciato la mancanza di comunicazione sulle royalties: la “visualizzazione” viene intesa come “utilizzo” o come, appunto, riproduzione di una canzone utilizzata e “vista” anche da altri utenti?

E non solo. Perché SIAE aveva chiesto di rivedere gli accordi economici relativi alle fee, ovvero l’emolumento economico che Meta deve versare per l’utilizzo – in licenza – delle canzoni di proprietà di SIAE da parte degli utenti social (sia su Facebook che nei post, nelle Stories e nei Reels di Instagram). La Società Italiana Autori ed Editori, infatti, ha fatto leva sulla direttiva Copyright – recepita dall’Italia nel novembre del 2021 – per definire un equo compenso per lo sfruttamento del diritto d’autore.

Gli utenti e i cantanti

Leggendo criticamente questi dettagli, sembra chiaro che da questa prima parte della contesa contrattuale sia uscita vincitrice Meta. Ovvero, Menlo Park continuerà a far valere quel suo predominio – senza alcuna variazione – almeno fino al prossimo 6 ottobre. Da parte di SIAE, invece, sembra sia stata adottato il motto “meglio uno che zero”, in attesa di arrivare a dama. Nei prossimi mesi scopriremo se questa mossa – ovvero il mantenimento dello status quo – avrà giovato alla situazione. Ovviamente, però, quelli che sembrano aver guadagnato dall’imminenti ritorno (serviranno ancora alcune ore per sbloccare le intere librerie) della musica di SIAE su Instagram e Facebook sono gli utenti e i creators che potranno tornare a utilizzare un vasto numero di brani che dal 16 marzo scorso erano stati silenziati e resi inaccessibili.

Stesso discorso vale parzialmente per i cantanti e gli artisti. Perché se è vero che il loro status economico – quello relativo alle royalties – non è migliorato rispetto al 31 dicembre scorso, è altrettanto vero che i loro testi e le loro note potranno tornare a essere virali. Dunque, il loro nome e le loro canzoni – sparite da Instagram e Facebook da due mesi – torneranno a circolare. E questo, nel mondo della musica (e non solo) non può che essere un aspetto importante e fondamentale in termini di riconoscibilità.

La politica sorda

E la politica che figura ci ha fatto? Questo interrogativo è fondamentale alla luce dell’accordo transitorio siglato. Perché il governo italiano si è reso grande protagonista di questa difficile trattativa, con dichiarazioni sparse e – soprattutto – issandosi al ruolo di garante degli incontri Meta-SIAE. In particolare, il Ministero della Cultura ha ospitato l’incontro dello scorso 6 aprile, quello in cui non si era trovato un punto di congiunzione. E proprio nel giorno dello stop alla musica SIAE su Instagram e Facebook, il Ministro Gennaro Sangiuliano aveva dichiarato:

«I colossi transnazionali del digitale devono rispettare l’identità e la sovranità legislativa degli Stati. È sacrosanto difendere gli autori italiani e tutelare l’opera del loro ingegno, quella creatività che tanto valore ha nel mondo. Salvaguardare il frutto del lavoro autoriale è innanzitutto un principio etico, ancor prima che giuridico. Operare per difendere la creatività nazionale e l’immaginario italiano, poi, è un preciso mandato politico da onorare nei fatti. La indiscutibile libertà di mercato va esercitata all’interno di regole condivise e rispettate da tutti: è il fondamento di una convivenza pacifica e produttiva. La frontiera dell’innovazione non può e non deve essere il Far West del terzo millennio. L’oceano della rete va alimentato di contenuti di cui va riconosciuta la giusta retribuzione, altrimenti è destinato a diventare un Mar Morto sterile e senza vita».

Dichiarazioni forti ed eclatanti, come spesso capita leggendo tra le righe di quanto dichiarato da Sangiuliano da quando è titolare del MiC. Poi, però, dopo il silenzio. Anche dopo l’accordo transitorio siglato qualche ora fa. A parlare al suo posto è stata la Sottosegretaria Lucia Borgonzoni (la stessa che ha diretto le danze degli incontri tra Meta e SIAE) che ha parlato così:

«Bene che Meta e Siae abbiano trovato un punto di incontro. Una buona notizia per gli utenti, ma soprattutto per i nostri artisti e per le loro opere. Ora ci auspichiamo che il lavoro dei prossimi mesi porti a una risoluzione totale e duratura». 

Dunque, per la politica istituzionale italiana è un bene che si sia arrivati a un accordo transitorio. Per gli utenti, ma soprattutto per gli artisti italiani e le loro opere. Nessuna dichiarazione in merito al fatto che questa intesa a tempo ricalchi in toto l’impianto contestato da SIAE fin dall’inizio della trattativa con Meta. Perché, qualora il prossimo 6 ottobre Menlo Park non dovesse trovare un nuovo accordo – in linea con la direttiva Copyright -, la situazione tornerebbe a essere la stessa vissuta negli scorsi due mesi. Con Meta a dettare le regole e gli altri a subire la sua posizione dominante.

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