Catello Vitiello, il deputato massone espulso dal M5S: «Lo stipendio da 13mila euro non è male»

Ha ottenuto il suo primo stipendio da parlamentare. A conti fatti, tra i 5000 euro di fisso e indennità varie, sul conto di Catello Vitiello sono arrivati 13mila euro. Non male per un candidato del Movimento 5 Stelle che, in seguito all’accertamento della sua presenza in massoneria, è stato espulso da Luigi Di Maio e si è iscritto nel gruppo misto: «Diciamo che il mio lavoro mi gratifica – ha affermato il deputato al Corriere della Sera -, ma anche quello da parlamentare è un signor stipendio e chi dice il contrario è in malafede».

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Catello Vitiello, l’ex M5S con lo stipendio da parlamentare da 13mila euro

La sua vicenda personale è stata al centro delle cronache politiche nel corso della campagna elettorale. Campano d’origine, il candidato Vitiello era stato accostato alla massoneria. Subito dopo, tra l’altro, lo scandalo dei rimborsi non restituiti da parte dei parlamentari del Movimento. Inaccattabile per Luigi Di Maio la sua presenza in lista, immediata la dichiarazione della sua espulsione dai Cinque Stelle nel caso di una sua elezione.

Catello Vitiello, tuttavia, è andato avanti, si è iscritto nel gruppo misto e si sta godendo i frutti della sua attività parlamentare. «L’esordio è andato bene – ha affermato il deputato -. Trovarsi dalla parte del legislatore dopo anni di codicilli e leggi è un’emozione incredibile».

Catello Vitiello, ‘pendolare di lusso’: «Ma i privilegi non hanno senso»

Avvocato di professione, Catello Vitiello ha affermato di essere un «pendolare di lusso» tra Roma e Napoli. Ma non si lascia impressionare dai costi della politica, soprattutto dall’oneroso stipendio dei parlamentari. «Non sono le indennità dei parlamentari a dover essere ridotte – ha affermato – ma il numero dei deputati e dei senatori: veramente eccessivo per un Paese come l’Italia».

Secondo Catello Vitiello è giusto che i cittadini mantengano il parlamentare per il lavoro svolto nel corso del suo mandato. Semmai, a essere rivisti devono essere i privilegi: «Il teatro, il cinema e lo stadio adesso ce li dobbiamo pagare – ha detto infine -. Se mi dispiace? Ma no, è giusto così: sono privilegi che non avevano senso».

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