La bimba che ha “battuto” Matteo Salvini: sulla carta d’identità sparisce la dicitura “padre” e “madre”

Anna (nome di fantasia) è una bambina di sei anni. Insieme alle sue due mamme ha vinto la sfida contro la direttiva ministeriale voluta ad aprile scorso da Matteo Salvini, quella che ha reintrodotto i termini “padre” e “madre” sulla carta d’identità. Un “dispetto” di non poco conto per le famiglie arcobaleno. La storia di Anna però ha un lieto fine: l‘ufficio Anagrafe del comune di Venezia, municipalità di Favaro Veneto, ha infatti aggirato la normativa, sostituendo la dicitura voluta dal vicepremier con: «Nomi dei genitori o chi ne fa le veci», seguito dalle generalità delle due mamme della bimba com’era stato disposto nel 2015 dal governo Renzi.

La storia di Anna, la bambina con due mamme che non riesce ad avere la carta d’identità

A raccontare la sua storia è Andrea Priante del Corriere del Veneto, che il mese scorso aveva denunciato le difficoltà delle due mamme di Anna nel farsi rilasciare un documento d’identità per la bimba. Gli impiegati dell’ufficio Anagrafe non sapendo cosa scrivere avevano chiesto delucidazioni al Ministero senza però ottenere risposta. «Gli impiegati dell’Anagrafe si sono dimostrati collaborativi ma, dopo qualche telefonata andata a vuoto, non sapevano come compilare i dati anagrafici – racconta una delle madri della piccola -. Inserire un nome palesemente femminile di fronte alla dicitura “padre”, tanto voluta da Salvini, rischierebbe infatti di trasformare quel documento in un falso».

Anna alla fine ce l’ha fatta: ha la sua prima carta d’identità grazie anche ala collaborazione dell’Anagrafe di Venezia

Ma a qualche settimana di distanza la vicenda sembra essersi risolta nel migliore dei modi. Come spiega Valentina Pizziol, la legale che insieme a Umberto Saracco ha assistito la coppia, si è deciso infine di virare su un documento di identità in formato cartaceo e non digitale. In questo modo la compilazione della carta d’identità avviene direttamente per mano degli impiegati dell’ufficio Anagrafe. «Nella versione cartacea rimangono i vecchi termini “genitore 1” e “genitore 2” – prosegue Pizziol -. Il Comune può optare per questo formato in presenza di “gravi motivi” che, nel caso in esame, risiedono proprio nella difficoltà di rilasciare il documento visto che il decreto ministeriale non disciplina l’ipotesi di un minore con genitori dello stesso sesso».

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