La Cassazione rigetta il ricorso della Procura di Agrigento: Carola Rackete non doveva essere arrestata

17/01/2020 di Enzo Boldi

La corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentata dal pm di Agrigento in merito alla misura cautelare nei confronti della capitana della nave Sea Watch 3: Carola Rackete, quindi, non doveva essere arrestata. Il ricorso era stato presentato dalla Procura siciliana lo scorso 2 luglio, dopo la scarcerazione della giovane attivista della Ong. Era finita in manette (prima del ritorno in libertà) con l’accusa di aver violato alcuni paletti del decreto Sicurezza bis, del codice della navigazione e di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

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Intervistato dall’AdnKronos, il legale di Carola Rackete ha dichiarato: «Non conosciamo ancora le motivazioni, ma adesso sappiamo con certezza che avevamo ragione noi: Carola Rackete non andava arrestata. Vedremo adesso se la Procura di Agrigento darà seguito a questa pronuncia della Cassazione o se andrà avanti su questa sua tesi, che riteniamo folle. Arrestata perché aveva salvato vite umane». La linea di Leonardo Marino, avvocato della capitana di Sea Watch 3, aveva seguito questa strada fin dall’inizio.

Carola Rackete non doveva essere arrestata

Lo stesso legale poi spiega come il clamore mediatico dell’epoca era dovuto alle tensioni politiche del momento: «In quel periodo ricordo una particolare tensione politica e adesso siamo felici per l’esito di questa vicenda. I giudici della Cassazione hanno dato ragione a noi». Carola Rackete, dopo lo sbarco dei migranti a Lampedusa, venne prelevata dagli uomini della Guardia di Finanza nella notte tra il 28 e il 29 giugno del 2019.

Next stop: la querela contro Salvini

Ora il pronunciamento della corte di Cassazione che ha deciso di rigettare il ricorso presentato dalla Procura di Agrigento, segna un nuovo tassello di questa vicenda che aveva diviso l’Italia, come spesso capita quando si parla di migranti. Il prossimo step sarà la valutazione, da parte della magistratura, del fascicolo aperto nei confronti di Matteo Salvini dopo la querela presentata da Carola Rackete per quei post in cui il leader della Lega, allora ministro dell’Interno, aveva espresso giudizi non proprio oxfordiani nei confronti della capitana della nave Ong.

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