Carfagna, Gelmini, Brambilla e la storia delle telefonate hard su Silvio

ABBERLUSCONI E’ CATTIVO! – Sostiene ancora D’Esposito:

Per Silvio Berlusconi la paura fu tale che cercò di forzare la mano sul bavaglio alle intercettazioni. Nacque così lo spudorato giallo del refuso. Per il consiglio dei ministri era pronto un ordine del giorno con la dicitura «dl intercettazioni». Decreto legge, addirittura. Il Colle si infuriò e intervenne e Berlusconi fu costretto a fare marcia indietro e smentire

Tutto ciò è vero, ma omette un particolare: quella legge fu bloccata, tranquillamente, nei lavori parlamentari e ci rimase per un anno, fino a quest’estate dove finì piantata di nuovo alla Camera. Se Berlusconi era così terrorizzato, perché non l’ha mandata avanti con i metodi che conosce benissimo, visto che in altre occasioni nessuno riuscì a fermarlo? Ma qui l’articolo vira, e passa dal complottismo tout court alla fabulazione del passato:

Il testo delle intercettazioni era talmente piccante e imbarazzante per il premier (e le tre ministre) che nel paese si creò uno spasmodico clima di attesa. Dagospia parlò di «Apocalisse vicina». Al centro della tempesta proprio lei, la Mara che sta scappando a gambe levate dal bunker. I dipietristi ci andarono giù duro. Accusarono Berlusconi di essere un «magnaccia», sic et simpliciter. Le intercettazioni parlavano di sesso orale e Donadi dell’Italia dei Valori fece un paragone con il caso Lewinsky. Con una differenza, però: «Clinton, Monica Lewinsky non l’ha portata al governo».

D’ESPOSITO A CACCIA DEI SERVIZI SEGRETI – D’Esposito ricorda male. E’ vero che Dagospia parlò di apocalisse vicina, ma lo fece in occasione di una vicenda che andò diversamente da come oggi la racconta. Più precisamente:

Questi i fatti: oggi il sito La privata Repubblica ha pubblicato una falsa intercettazione fra Fedele Confalonieri e Silvio Berlusconi circa le 2645610901 e29dbf1816 o Dagospia, cecì nest pas une intercettazionvanterie amorose delPresidente Tombeur de femmes. Uno scambio di volgarità degno della miglior caserma, che era palesemente un falso clamoroso. Eppure il sito di gossip politico più famoso della rete non ci ha pensato due volte e ha pubblicato la notizia censurando il nome del sito (forse per non portargli traffico e accalappiarsi la notizia come sGoop).

Il gestore de “La privata Repubblica” scrive al nostro Dago autodenunciandosi: “Sono il responsabile di ….com L’intercettazione è chiaramente falsa, vorrei una piccola puntualizzazione prima di trovarmi folle inferocite sotto casa.Grazie.” Livorosa la risposta:“Chiaramente? Mah, mica tanto. Comunque, tale manciata di cattivo gusto la riservi per i suoi amici più intimi.” Certo che ricevere lezioni di buongusto da Dagospia deve sembrare quasi più irrealistico che la telefonata-bufala tra Berlusconi e Confalonieri, fra le cui righe si leggevano perle come “Vabbè dai…ascolta…ti lascio che devo lavorare per dare un governo all’Italia…” oppure “Carogna…Col culo che abbiamo…Ci intercettano, magari che dici ste cazzate…”.

Nell’occasione, e per questo è strano che D’Esposito non ne ricordi le circostanze, Leonardo Bianchi alias Harlot, l’autore delle false intercettazioni, ci raccontò che proprio D’Esposito dal Riformista lo contattò mentre lo scandalo (sic) mediatico montava, per chiedergli se  lui – un ragazzo di vent’anni che studiava giurisprudenza a Bologna – non fosse per caso in contatto con i servizi segreti. Così andarono le cose: se queste intercettazioni ci sono davvero è “un indovinello, avvolto in un mistero all’interno di un enigma” (cit.). Di certo ce ne vuole di fantasia per dire che sono andate in un altro modo.

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