Come potrebbe cambiare la validità del Green Pass e il suo rilascio dopo i tamponi rapidi

La prima tappa è la conversione in legge del decreto che prevede comunque degli aspetti controversi. Dalla prima settimana di dicembre, però, le regole potrebbero cambiare

14/11/2021 di Redazione

La tecnologia che sta dietro al Green Pass non cambierà, tuttavia potrebbero esserci delle nuove regole che ne disciplineranno l’utilizzo. Sembra questa la direzione stabilita dal governo dopo i dati dell’ISS sull’efficacia dei vaccini e sulla loro durata nel corso del tempo, dati che hanno portato le autorità sanitarie italiane, ad esempio, ad accelerare i discorsi sulla terza dose di vaccino per fasce d’età anche più giovani. Tuttavia i cambiamenti Green Pass saranno comunque successivi alla conversione in legge del DL 127/2021, quello che attualmente regola l’utilizzo della certificazione verde. Si assisterà, quindi, a una serie di prescrizioni che si trasformeranno in legge dello Stato ma che, tra qualche giorno – il Corriere della Sera mette come orizzonte la prima settimana di dicembre -, potrebbero già essere superate.

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Cambiamenti green pass, cosa potrà succedere dalla prima settimana di dicembre

Valutando la riduzione dell’efficacia dei vaccini dopo sei mesi dalla somministrazione della seconda dose, il Comitato tecnico-scientifico potrebbe suggerire al governo di ridurre nuovamente la validità della certificazione verde che – a settembre – era stata estesa fino a coprire i 12 mesi. In base ai dati sulle vaccinazioni, si evidenzia un calo della copertura (soprattutto nei confronti della semplice infezione, molto più elevata invece per i casi di ospedalizzazione grave e per i decessi) dopo il sesto mese che potrebbe dunque suggerire di accorciare nuovamente la validità della certificazione verde, in assenza di una terza dose di richiamo. I consulenti scientifici dell’esecutivo si spingerebbero a suggerire il termine di sei mesi per la validità del Green Pass, ma probabile che la mediazione politica e istituzionale possa portare a individuare una via di mezzo nei nove mesi di validità della certificazione verde.

Non stiamo parlando, insomma, di semplici emendamenti per disciplinare alcuni aspetti pratici del Green Pass (come, ad esempio, quello della consegna della certificazione al proprio datore di lavoro, per evitare di dover esibire ogni giorno il Green Pass per verificarne la validità – con tutte le eccezioni sollevate in merito dal Garante della Privacy), ma si parla proprio di una revisione concettuale dell’elemento con cui le istituzioni italiane stanno cercando di regolamentare le interazioni sociali in modo da evitare il più possibile la circolazione del virus. Tra le altre cose, infatti, potrebbe essere possibile anche l’eliminazione dei tamponi rapidi antigenici dall’elenco degli strumenti di monitoraggio che permettono di ottenere il Green Pass. Al momento, quest’ultimo può essere rilasciato in seguito a guarigione dal coronavirus, in seguito a vaccinazione (con piccole differenze temporali tra prima e seconda dose) e in seguito a tamponi, sia molecolari, sia antigenici. Il timore di un numero consistente di falsi negativi, tuttavia, potrebbe portare il governo a decidere che solo i test a più alta affidabilità – ovvero i tamponi molecolari – potranno essere utili per il rilascio della certificazione.

In ogni caso, il passaggio non sarà immediato. Martedì 16 novembre, il parlamento – con ogni probabilità – farà diventare legge il decreto sul Green Pass varato a metà settembre, per rispettare i termini della necessità e dell’urgenza che stanno dietro al meccanismo del decreto legge. Ma la condizione è che, a inizio dicembre, le regole del gioco potranno cambiare. L’evoluzione della curva pandemica dei prossimi giorni potrà sicuramente essere decisiva.

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