Caso Foa: «Possiamo dire ad alta voce che la disinformazione non è pluralismo»

Abbiamo intervistato Michelangelo Coltelli, fondatore del sito di debunking Butac. Negli scorsi anni, è stato più volte ospite della trasmissione radiofonica di cui Giù la maschera ha preso il posto

20/09/2023 di Gianmichele Laino

Per avere un punto di vista inedito nel mezzo del clamore mediatico sollevato dalla puntata del 19 settembre di Giù la maschera, la trasmissione radiofonica condotta da Marcello Foa che ha ospitato il medico no-vax Citro della Riva, abbiamo chiesto lumi a chi – nella mattinata di Radio1 – era solito fare divulgazione e dar voce all’informazione verificata. Michelangelo Coltelli, fondatore del progetto di debunking Butac, veniva spesso ospitato nel corso della trasmissione Forrest, condotta da Luca Bottura e Marianna Aprile. Per questo, oggi, è molto dispiaciuto di quello che si sta verificando in uno spazio di comunicazione – quello della mattinata del servizio radiofonico pubblico – che è educativo, quasi pedagogico per l’ascoltatore italiano.

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Butac e il servizio pubblico della Rai: uno sguardo d’insieme

«Radio1 – ha spiegato Michelangelo Coltelli a Giornalettismo – viene considerata l’equivalente della BBC, viene percepita come informazione di alta qualità. Può esistere uno spazio per questi soggetti, ma non sul canale pubblico, in un orario in cui il pubblico è lì per l’informazione e non per il gossip. La radio è un fondamentale mezzo di informazione: pensiamo soltanto alla gente che lavora e che la ascolta in sottofondo proprio per essere aggiornato su quello che accade e per avere dei consigli. Se sul canale principale della radio pubblica italiana intervisti una persona che dice l’opposto dell’Istituto Superiore di Sanità è un grave errore. Io ho partecipato a Forrest per tre anni con Luca Bottura e per due anni con Marianna Aprile: facevamo informazione. Non è un mistero l’opinione di Luca Bottura, ma questo non gli ha impedito di essere critico, molto spesso, anche nei confronti di ciò che veniva etichettato come “di sinistra”. Lui ha fatto una trasmissione dove si parlava di sud, di Cina, di Ucraina sempre in maniera corretta. Ho sempre accettato gli inviti di Luca perché è una persona che sa fare il suo mestiere».

Invece, quello a cui abbiamo assistito – in modo particolare ieri – è stata la solita battaglia portata avanti in nome di un presunto pluralismo: «Possiamo dire ad alta voce – spiega Michelangelo Coltelli – che la disinformazione non è pluralismo: la corretta informazione non si fa dando la parola a tutti, ma dando la parola a chi ha il sostegno della comunità scientifica, a chi sa di cosa parla».

Ma la Rai non poteva prevenire, anziché curare, evitando così clamorose inversioni a U, smentite, prese di distanza, addirittura trasmissioni “riparatrici” (come quella andata in onda questa mattina a mo’ di contraltare rispetto a quanto ascoltato ieri)? «Si poteva lavorare in anticipo – dice Michelangelo Coltelli -. In una rete pubblica, bisogna cercare di non essere condizionati dalla ricerca a tutti i costi di ascoltatori. Bisogna, invece, cercare di fare un buon prodotto. Invece, si è cercata la strada della provocazione, del clickbait e della cassa di risonanza. Se lo fa una rete commerciale va benissimo (anche se non concordo, perché l’etica giornalistica non si sacrifica), ma se lo fa la Rai, che deve essere al servizio dei cittadini, non va bene. Faccio un esempio: noi di Butac siamo stati contattati da Mi Manda Raitre per avere delle segnalazioni che vengono discusse in trasmissione, senza un compenso economico: ho accettato senza esitare, perché ritengo che questo sia servizio pubblico».

In Rai, certo, non è la prima volta che si verifica un caso del genere. Lo stesso Michelangelo Coltelli, qualche mese fa, ha segnalato un contenuto alla TGR Lazio: un’intervista al dott. Lunèdi, in cui si riportavano delle affermazioni successivamente rettificate. Nonostante la segnalazione, il video è rimasto online e – nelle scorse settimane – è diventato virale. Solo qualche giorno fa, l’intervista è sparita: «Un’intervista del giugno 2023 è sparita due/tre giorni fa. Io avevo segnalato la situazione e avevo suggerito la pubblicazione di una smentita. Il gruppo per cui lavorava Lunèdi, del resto, aveva pubblicato una rettifica che non è stata presa in considerazione dalla Rai. La fake news, una volta lanciata, non si riesce più a fermare, mentre la smentita non colpisce quanto dovrebbe. Per questo è necessario pubblicare la smentita subito e in una pagina già indicizzata, dove magari c’è la trasmissione incriminata».

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