Il ministro dell’Istruzione Bussetti: «La scuola tutela i migranti, ma prima pensiamo ai nostri giovani»
09/04/2019 di Redazione
Nemmeno la scuola, un universo che è sempre stato considerato il luogo dell’educazione per eccellenza, il luogo di garanzia del diritto all’istruzione per tutti, sfugge al mantra del governo giallo-verde, slogan primario della Lega: «Prima gli italiani». A farlo capire è il ministro dell’Istruzione, dell’università e della Ricerca Marco Bussetti, che ha risposto a un’intervista del quotidiano La Stampa nell’analizzare l’atteso calo degli studenti nei prossimi anni.
Marco Bussetti analizza le prospettive della scuola
Secondo una stima arrivata direttamente da uno studio commissionato da Skuola.net, infatti, nel prossimo anno le scuole italiane avranno circa 70mila alunni in meno, che saranno in tutto 360mila nei prossimi cinque anni. Per il ministro Marco Bussetti non si tratta di un dramma, ma di un’occasione per offrire una istruzione di qualità agli studenti che entreranno nelle aule, per evitare le classi pollaio, per dare – usando una sua espressione – «più scuola» a tutti.
Il primo pensiero di Marco Bussetti è per i nostri ragazzi italiani
Poi, però, il ministro è costretto ad affrontare la questione della presenza dei tanti bambini stranieri all’interno delle scuole italiane. Il loro numero è l’unico tra i trend in crescita. «La scuola è il luogo di inclusione principale nella nostra società – ha detto Marco Bussetti -. L’ho sempre detto fin dal giorno del mio insediamento: voglio ribadire che anche questo governo non agisce in maniera pregiudiziale nei confronti della questione migratoria. Stiamo affrontando il tema con responsabilità e serietà. Penso anche, però, che il primo pensiero debba sempre essere quello di aiutare i nostri giovani affinché possano farsi una famiglia, avere serenità e vivere con tranquillità il proprio progetto di vita».
Una versione edulcorata, insomma, del concetto della primazia degli italiani. Eppure, queste parole suonano in maniera piuttosto strana se pronunciate da un ministro dell’Istruzione. Infatti, tutti gli studenti – e non solo quelli italiani – dovrebbero avere gli stessi diritti. Immaginare un ‘prima’ e un ‘poi’ è già di per se stesso la negazione dei principi base dell’inclusione scolastica e dei processi di formazione.
FOTO: ANSA/LUCA ZENNARO