Cop26 era in corso e Facebook permetteva la diffusione di bufale sul clima

Nonostante le promesse di fare meglio, durante Cop26 in merito al cambiamento climatico è circolata parecchia disinformazione (anche adv) su Facebook

18/11/2021 di Ilaria Roncone

Facebook aveva promesso che non avrebbe più permesso la diffusione di contenuti falsi – sponsorizzati e non – sul cambiamento climatico ma la verità è che durante Cop26 (la conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico che si è conclusa nei giorni scorsi) di falsità sul clima che spingevano allo scetticismo rispetto ai temi che dominavano l’agenda dei media ne sono state diffuse. La scoperta è stata fatta dal think-tank britannico InfluenceMap, che ha individuato una serie di contenuti disinformativi pubblicati di recente.

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Disinformazione sul cambiamento climatico diffusa attraverso Facebook

Non è difficile capire la gravità della diffusione di contenuti fuorvianti e disinformativi su un tema tanto delicato mentre in tutto il mondo si discute per contrastare un climate change che sta causando sempre più problemi in tutto il globo. Nonostante le ultime dichiarazioni del vice presidente di Facebook per gli affari globali Nick Clegg – che ha sottolineato gli sforzi fatti da Facebook per combattere la disinformazione sul clima proprio all’inizio del summit di Glasgow – durante Cop26 sono comparsi contenuti disinformativi che hanno definito il riscaldamento globale una bufala.

Qualche esempio? Un ad del network conservativo Newsmax, che ha raggiunto oltre 200 mila visualizzazioni nelle versioni multiple in cui è stato pubblicato. Ce n’è stato un altro in cui la commentatrice Candace Owens – conservatrice anche lei – affermava come «apparentemente dovremmo solo fidarci del nostro nuovo governo autoritario» in riferimento alla tematica del clima. Reuters, che ha provato a contattare coloro che hanno pubblicato questi annunci a pagamento, non ha avuto nessun tipo di riscontro.

Manca ancora una politica specifica di Meta contro la disinformazione sul climate change

Meta, ex Facebook, ancora non ha una politica specifica sui post – che siano adv o no – che riguardano il cambiamento climatico. Se Google ha preso posizione con provvedimenti netti – dicendo il mese scorso che non avrebbe più permesso adv che contraddicessero la scientificità del cambiamento climatico -, non si può dire lo stesso per Meta.

Facebook è arrivato alla rimozione dei contenuti solo per quanto riguarda la disinformazione sul Covid poiché il danno procurato nel mondo reale risulta più che evidente con una pandemia in corso. Dovendo rispondere a una domanda sugli adv che diffondono informazioni false sul clima, un portavoce di Meta ha affermato: «Mentre annunci come questi girano su molte piattaforme, Facebook offre un ulteriore livello di trasparenza richiedendo che siano disponibili al pubblico nella nostra Ad Library per un massimo di sette anni dopo la pubblicazione».

Cosa ha fatto di concreto Facebook fino ad ora? Ha cominciato ad aggiungere una serie di etichette informative ai post sul cambiamento climatico che riportano gli utenti al suo Climate Science Center. Si tratta di un nuovo hub informativo sul tema che, secondo Facebook, viene visitato da oltre 100 mila persone ogni giorno.  Recentemente il Chief Technology Officer Mike Schroepfer  ha affermato: «Rivalutiamo continuamente qual è lo stato del mondo e qual è il nostro ruolo, che inizia con il cercare di permettere alle persone la libera espressione, e poi intervenire quando ci sono danni che possiamo prevenire». Intanto il dibattito sul contrasto alla disinformazione climatica è aperto anche tra di dipendenti.

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