Figli e figliastri nel M5S? I casi simili di Caiata e Bonafede con un epilogo diverso
06/02/2019 di Enzo Boldi
La notizia di giornata è l’apertura dell’indagine nei confronti di Matteo Salvini e Alfonso Bonafede per la spettacolarizzazione dell’arresto di Cesare Battisti, con tanto di video condivisi sui vari profili social. Ai due ministri la Procura di Roma contesta la non protezione della dignità di un detenuto, polemica che si era già alzata al momento del contestato filmato pubblicato da Bonafede e dalla diretta Facebook fatta da Salvini al momento dell’arrivo all’aeroporto di Ciampino del terrorista italiano. Inoltre, secondo la ricostruzione fatta da Il Giornale, i due erano a conoscenza dell’apertura del fascicolo da una settimana.
E proprio questo aspetto fa sorgere l’interrogativo sui regolamenti interni al Movimento 5 Stelle. Se per la Lega questo discorso non può valere – perché non c’è uno Statuto atto a sanzionare tutto ciò – il M5S ha sempre fatto un vanto la sua rigidità sulla trasparenza: se sei a conoscenza di un provvedimento o un’indagine a tuo carico (e non avvisi la base) vieni cacciato dal MoVimento.
Bonafede ha avvisato la base M5S dell’indagine a suo carico?
Secondo Il Giornale, il ministro di Grazia e Giustizia (così come quello dell’Interno) era a conoscenza del procedimento a suo carico da una settimana, senza avvisare la base del Movimento 5 Stelle. O, almeno, pubblicamente la notizia è stata diffusa solamente mercoledì mattina. Un fatto che fa tornare alla mente il caso di Salvatore Caiata, presidente del Potenza Calcio e candidato con il M5S in Basilicata.
Il caso Salvatore Caiata
Caiata nel 2016 era stato indagato per riciclaggio a Siena, dove l’imprenditore era titolare di alcune attività. Di tutto questo, però, il Movimento 5 Stelle (e la sua base) non era stato avvisato e per questo motivo è stata decisa la sua cacciata dai M5S nel febbraio dello scorso anno. Ora, fossero confermate le ricostruzioni sul fatto che Bonafede fosse a conoscenza dell’apertura del fascicolo della Procura di Roma nei suoi confronti senza aver avvisato la base del partito, ci troveremmo di fronte a una storia fatta di figli e figliastri in nome della trasparenza.
(foto di copertina: ANSA/CLAUDIO GIOVANNINI + ANSA/ALESSANDRO DI MEO)