Le contraddizioni del connubio tra Meta e i social network decentralizzati

L'app Barcelona, il progetto Twitter di Menlo Park, dovrebbe seguire quella dinamica già utilizzata (per esempio) da Mastodon. Ma appare una contraddizione in termini

16/05/2023 di Enzo Boldi

Sarebbe bello, ma è veramente difficile pensare che Meta, con il suo progetto per l’app Barcelona (il Twitter di Menlo Park “abbinato” a Instagram) possa realmente riuscire nell’impresa di creare un vero e proprio social network decentralizzato. Eppure, secondo le pochissime indiscrezioni che sono trapelate negli ultimi giorni, la nuova applicazione (ancora in corso di sviluppo) dovrebbe basarsi su quel principio dell’assenza di una entità centrale, con i dati in controllo e possesso degli utenti. Senza, dunque, alcun server centrale. Visti i precedenti, appare dunque molto difficile pensare che Zuckerberg possa compiere questo grande passo che ricorda molto da vicino il web open source.

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Tra le caratteristiche emerse di recente, il legame Barcelona-social network decentralizzato è una delle operazioni più clamorose della storia di Meta. Ma di cosa stiamo parlando? Prima di entrare nel dettaglio di questa vicenda, occorre dare una definizione (come già accaduto nel recente passato, quando Giornalettismo ha parlato del protocollo Nostr legato proprio a questa dinamica).

Barcelona social network decentralizzato, è possibile?

Un social network decentralizzato è una tipologia di piattaforma che opera non opera su server centralizzati. Per fare due esempi molto noti: all’interno di social network “tradizionali” come Facebook, Instagram e Twitter, i dati degli utenti sono archiviati (quindi anche controllati) da una singola entità centrale. Un social network decentralizzato, invece, prevede che i dati siano distribuiti tra i partecipanti della rete, superando così l’esistenza una singola autorità centrale per controllare i suddetti dati. Inoltre, in questo secondo caso le informazioni vengono memorizzate e condivise tra gli utenti secondo il metodo peer-to-peer (P2P), ma questa dinamica può avvenire anche attraverso una rete di nodi distribuiti. Tutto ciò consente agli utenti di poter mantenere un controllo sui propri dati e di partecipare alla gestione e alla governance della piattaforma stessa. A tutto ciò si unisce – ma non in tutti i casi – l’utilizzo della crittografia come garanzia per la sicurezza dei dati e la protezione della privacy.

Il principale vantaggio dei social network decentralizzati è proprio la non dipendenza da un’entità centrale che possa procedere con il controllo di ciò che viene detto, scritto e pubblicato. Dunque, non si può procedere con la “censura”. Quindi, gli utenti possono interagire liberamente e condividere informazioni senza il rischio che la piattaforma blocchi o limiti i loro contenuti in base a regole arbitrarie.

Dinamiche invise a Meta

Leggendo questa descrizione, appare evidente che la storia di Meta (di Facebook, in precedenza) – ovvero quella di un’azienda multinazionale basata sul classico modello capitalista – sia stata sempre condizionata da un percorso di gran lunga differente rispetto alla decentralizzazione. Soprattutto per quel che riguarda la gestione dei dati personali degli utenti (che, oggi, consentono alla piattaforma – altrimenti non potrebbero accedervi – il trattamento di questi), visti anche gli scandali emersi da Cambridge Analytica. Anche perché, come confermato da un’indagine condotta dalla Procura di Milano, Meta utilizza i dati personali degli utenti per la profilazione a fini commerciali. E non è un caso che i social network di Menlo Park siano tutti a trazione centralizzata. Infatti, i dati degli utenti, le connessioni, i post e altre informazioni vengono archiviate e controllati dalla stessa azienda madre di Facebook e Instagram. Meta, infatti, detiene il controllo totale sulle sue piattaforme, inclusi i server all’interno dei quali vengono memorizzati i dati che, dunque, finiscono nelle mani dell’azienda.

La storia di Meta, dunque, ci fa capire come sia difficile pensare a un connubio app Barcelona-social network decentralizzati. Un’azienda multinazionale sembra poco incline a cedere al “fascino” non centralizzato del fediverso (l’insieme di protocolli e reti sociali decentralizzate che operano in modo interconnesso, consentendo agli utenti di interagire tra le diverse piattaforme). Ma c’è da sottolineare un aspetto. Negli ultimi mesi, da quando Menlo Park ha concentrato parte delle sue attenzioni e degli investimenti nella ricerca dell’intelligenza artificiale, lo stesso Mark Zuckerberg ha più volte lanciato progetti open source (come nel caso di DINOv2 e ImageBind). Ovviamente, parliamo di un qualcosa di molto diverso rispetto a una piattaforma social, ma il progetto 92 (A.K.A. Barcelona) potrebbe essere l’inizio di una decentralizzazione da parte di chi, con i suoi prodotti, ha sempre accentrato il controllo di tutto su di sé.

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