Le slide in home page del NY Times sui bambini morti in Palestina

Le immagini dei bambini e il loro utilizzo da parte della stampa internazionale sono nuovamente al centro del dibattito pubblico

26/05/2021 di Gianmichele Laino

Stampa italiana, stampa internazionale. La funivia del Mottarone, la spiaggia di Zuwara in Libia, la striscia di Gaza. C’è un collegamento tra queste tre destinazioni e tra i vari media internazionali che ne parlano: le foto di bambini. Oggi, ad esempio, si sta polemizzando moltissimo in Italia per l’utilizzo della fotografia del piccolo Eitan – l’unico bambino sopravvissuto nella tragedia della funivia del Mottarone – che è stata pubblicata sui giornali: si tratta di uno scatto colto dallo smartphone di uno dei genitori qualche secondo prima della tragedia. Chi ha passato ai giornali questa foto, dal momento che si trattava sicuramente di materiale sensibile e utile alle indagini? Poi, ci sono le foto della spiaggia di Zuwara, con i bambini migranti morti in un naufragio. Oggi, anche quelle dei bambini palestinesi morti nei raid israeliani dei giorni scorsi.

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Bambini palestinesi e la scelta del NY Times

Il NY Times, oggi, ha fatto una scelta molto forte. Ha deciso di mostrare nella sua homepage una sorta di slide-show che alterna le fotografie dei 66 bambini che hanno perso la vita nella striscia di Gaza. A ogni foto è associata una brevissima descrizione di quell’azione che i bambini stavano facendo poco prima di morire: c’era chi era uscito per mangiare un gelato, chi invece stava consumando la cena con i propri genitori. Poche righe di racconti quotidiani, che fanno comprendere la dimensione familiare della tragedia.

La domanda che resta è sull’opportunità di mostrare volti di minori a un pubblico vastissimo. Dove finisce il diritto di cronaca, la sensibilizzazione del pubblico rispetto a una notizia? E dove inizia, invece, la sfera privata, la stanza degli affetti, la tutela della privacy?

Ecco, se per le foto dei bambini palestinesi – ma anche per quelle dei bambini migranti morti in spiaggia sulle coste libiche – l’obiettivo è quello di far comprendere esattamente la portata di una tragedia inutile come l’abbandono dei naufraghi o il bombardamento di civili, per quella di Eitan in funivia non si vede alcun nesso con la profondità del diritto di cronaca. Potremmo parlare quasi di pornografia del dolore e la letteratura sarebbe vastissima.

Gli scenari di guerra – la Libia, la Palestina – sono sempre stati teatro di dibattiti giornalistici sul cosa mostrare o meno. Una tragedia come quella del Mottarone, invece, sta già dicendo tutto.

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