Il papà di Alan Kurdi: «Stupito che l’Italia accogliente gli dia i voti: che vergogna»

29/09/2019 di Redazione

Fabio Tonacci di Repubblica realizza una splendida intervista a Abdullah Kurdi, il papà Alan Kurdi, il bambino con la maglietta rossa riverso sulla spiaggia senza vita, la cui immagine è diventata il simbolo dell’indifferenza nei confronti dell’immigrazione. La vita di Abdullah Kurdi – che nel naufragio tra Bodrum e Coo ha perso anche la moglie Rehanna e l’altro suo figlio Ghalib – è cambiata da quell’evento tragico del 2015.

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Papà Alan Kurdi, l’intervista a Repubblica

Nel frattempo, l’uomo ha iniziato ad aiutare i bambini più sfortunati nei campi profughi curdi, ha cercato di ottenere per loro aiuti economici, opera attraverso una fondazione. Non è immune dalle malelingue e dai pettegolezzi: c’è chi lo ha accusato di essere stato lui alla guida del barcone che, rovesciandosi, ha ucciso la moglie e i suoi due figli, c’è chi lo accusa ancora adesso di essersi arricchito dopo quella tragedia.

Sulla prima ipotesi, Abdullah Kurdi è chiarissimo: ha preso la guida del barcone soltanto dopo che lo scafista, spaventato dall’improvviso ingrossarsi delle onde, si era gettato in mare per scappare (il viaggio gli era costato in tutto 4.500 euro per coprire una distanza di 5 chilometri, tra la Turchia e la Grecia, che pure è stata fatale alla sua famiglia). Sulla seconda voce, Abdullah conferma di ricevere un mensile fisso da Mas’ud Barzani, ex presidente del Kurdistan, ma che i soldi della sua fondazione sono interamente devoluti ai bisognosi.

Papà Alan Kurdi, l’opinione politica su Salvini

Nell’intervista a Repubblica, il padre di Alan Kurdi racconta la sua tragedia personale, il suo rimorso ogni volta che vede una maglietta rossa e la sua nuova vita. Poi, si lascia andare a una considerazione politica. Si dice pronto a imbarcarsi sulla Alan Kurdi della ong Sea Eye, la nave che porta il nome di suo figlio. Poi afferma: «Ho letto cosa ha fatto Matteo Salvini e resto stupito che un Paese accogliente come l’Italia gli dia i voti. Che vergogna. Carola Rackete, invece, è una donna forte, che è stata messa in prigione. Se dovesse servire, sono pronto a farmi arrestare anche io».

PHOTO: ARNE DEDERT/dpa

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