La giornalista di Libero che dice che Joseph è morto in mare perché la mamma lo ha caricato sul gommone

Azzurra Barbuto ha commentato su Twitter anche le conseguenze del messaggio lanciato

15/11/2020 di Gianmichele Laino

Ecco il tweet di Azzurra Barbuto, giornalista di Libero, scrittrice e autrice di programmi televisivi, in merito alla vicenda del piccolo Joseph morto in mare e del video straziante – diffuso dalla ong Open Arms – in cui si vede la madre gridare dal dolore per averlo perso: «Corriere della Sera. “Ho perso il mio piccolo”, l’urlo della madre” – scrive la Barbuto su Twitter -. Hai perso il tuo piccolo, 6 mesi, perché lo hai buttato su un gommone con un centinaio e più di persone ammassate una sull’altra, in autunno inoltrato, con il freddo e il mare grosso».

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Azzurra Barbuto scrive che il piccolo Joseph è morto perché la madre lo ha buttato su un gommone

La sua dichiarazione che risale al 13 novembre (due giorni fa), com’è ovvio, ha scatenato diverse polemiche proprio per le responsabilità che la giornalista individua in questa vicenda. La fuga su un gommone è da sempre un gesto di massima disperazione, che è diretta conseguenza di un’altra situazione (ancor più disperata) che chi intraprende il viaggio in mare verso l’Europa vive nel proprio Paese d’origine.

Eppure, nonostante il polverone sollevato, la giornalista insiste e sempre su Twitter scrive: «Quel neonato non ha scelto di salire sul gommone. Lo ha caricato chi avrebbe dovuto tutelarlo. Morire a 6 mesi in mare aperto, congelato, affogato, con l’acqua nei polmoni, è terribile. Chi incoraggia il traffico di esseri umani è responsabile di queste tragedie. I sadici siete voi».

Come Azzurra Barbuto ha spiegato il suo tweet nei giorni successivi

Un tweet che è arrivato dopo una serie di attacchi ricevuti sui social network. Dopo un post molto popolare di Andrea Scanzi, infatti, ci sono stati diversi interventi di utenti di Facebook e Twitter che hanno ribattuto anche con ferocia (gli haters non hanno colore politico, sono ovunque e si rivolgono contro chiunque) alle parole della giornalista di Libero. Quest’ultima ha anche annunciato azioni legali nei confronti delle persone che le stanno augurando la morte sui social network.

Ma il suo pensiero resta lo stesso: continua ad affermare che la responsabilità di quella morte sia dei genitori e che, pur volendo scappare da una guerra, ci si rifugia nel primo Paese più sicuro che si trova vicino rispetto al luogo d’origine e non si affronta un viaggio pericoloso in mare.

Noi ci chiediamo, invece, per quale motivo – di fronte alla tragedia di una madre che perde un figlio – non si eviti di produrre un inutile esercizio di stile che prevede due schieramenti, opposto l’uno all’altro, che utilizzano entrambi parole censurabili, parlando – dietro a una tastiera e a uno schermo – di una situazione che nemmeno lontanamente possono immaginare.

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