La vergogna social contro le vittime del naufragio di Lampedusa: «Chi per sti mari va, sti pesci piglia»

La notizia delle vittime del naufragio a sei miglia dalle coste di Lampedusa è un qualcosa che provoca rabbia e dolore. Ma non in tutti. Da quando esistono i social, infatti, è stato creato un ibrido dalle sembianze umane, le dita da leone e il cuore freddo di chi pensa che ironizzare su una tragedia sia necessario tanto quanto insultare la memoria delle vittime di stragi come queste. E il naufragio Lampedusa (come altri casi) non si distingue dai precedenti. Ed ecco che su Facebook si è scatenata la marmaglia dei commentatori seriali che non hanno contezza di quanto siano ridicoli i loro giudizi.

LEGGI ANCHE > A largo di Lampedusa è stata una strage di donne

Capita di leggere questo vergognoso schifo. Basta avere un profilo Facebook e seguire le pagine social dei principali quotidiani italiani. Ed ecco che tra i commenti spunta l’indicibile che, al tempo della rete ovunque e perennemente connessa, diventa detto. Come spesso ci capita, denunciamo il fenomeno non le singole persone che si rendono protagoniste di attacchi così vili da dietro uno schermo. Per evitare la gogna mediatica (deontologicamente ignobile), dunque, i nomi di questi fenomeni del Terzo Millennio sono stati oscurati.

La vergogna social sul naufragio Lampedusa

Facendo una rapida scorsa sulle notizie presenti in rete, troviamo molti che ribadiscono il concetto (alcuni con un italiano abbastanza rivedibile) secondo cui «se non fossero partiti non sarebbero morti». La classica semplificazione di chi non conosce le condizioni socio-politiche dei Paesi nordafricani che tutti dicono di voler aiutare (per aiutarli a casa loro), ma che tutti si dimenticano. Sempre.

L’italiano non deve essere il forte di quest’uomo delle strada che ha le risposte a tutti i perché del mondo. Ma tra i commenti che abbiamo trovato oggi in rete, questo è uno dei più soft e più razionale (immaginate gli altri).

La becera ironia sulla pelle delle vittime

Il resto dei commenti sui social (oltre ad alcuni che sono veramente rammaricati per l’ennesima tragedia del mare) è un misto tra povertà intellettuale e voglia di fare sensazionalismo. C’è chi allude che con i porti aperti anche le pompe funebri avranno più lavoro, chi paragona le vittime del naufragio Lampedusa al dominicano che ha ucciso i due poliziotti a Trieste e chi ironizza sull’assenza di Carola Rackete nei salvataggi (da un profilo che ha il volto di un gatto e un cognome omonimo di un ex presidente del Consiglio italiano degli ultimi 30 anni).

Alla fine arriva il fenomeno. Una donna che vuole fare ironia. La più becera possibile sulle vittime che hanno perso la vita cercando di arrivare in un mondo migliore del loro. Ma che non ce l’hanno fatta.

Un qualcosa di violento e orrendo. Ma la immaginiamo a rimirarsi davanti allo specchio e darsi le pacche sulle spalle per una battuta che neanche il peggior teatrino da avanspettacolo avrebbe mai scritturato. Ma sui social, ormai, vale tutto. Perché lo schifo è gratuito.

(foto di copertina: ANSA/ PASQUALE CLAUDIO MONTANA LAMPO)

Share this article
TAGS