Il caso dell’Australia e dei Paesi che l’hanno imitata: Google e Facebook devono pagare gli editori e le agenzie di stampa

L'Australia ha approvato nel 2021 una legge che obbliga Google e Facebook a prendere accordi con le società editrici di testate giornalistiche per pagarle quando i contenuti che producono vengono pubblicati e compaiono sulle piattaforme che gestiscono

20/01/2023 di Giordana Battisti

Il News Media and Digital Platforms Mandatory Bargaining Code è una legge australiana approvata nel 2021 e che ha l’obiettivo di garantire che le piattaforme digitali come Google e Facebook, che consentono la pubblicazione di contenuti giornalistici e ottengono traffico dalla consultazione degli stessi da parte degli utenti, paghino gli editori di testate giornalistiche e le agenzie di stampa per i contenuti che producono. Google e Facebook si erano opposti duramente all’approvazione della legge: Facebook aveva impedito alle società editrici australiane di pubblicare i loro contenuti sulla piattaforma, Google aveva introdotto degli annunci per spiegare che questa legge avrebbe avuto delle conseguenze sulla modalità di informarsi liberamente e aveva detto che avrebbe anche potuto considerare di rendere non più disponibile il motore di ricerca in Australia. Dopo l’entrata in vigore della legge sia Facebook sia Google hanno stipulato degli accordi con grandi società editrici e con agenzie di stampa. Da un lato la soluzione australiana è supportata dalle persone che credono che imporre alle multinazionali di pagare gli editori possa contribuire al sostenimento del settore della stampa in generale, dall’altro ci sono persone che credono che a essere favorite siano solo le grandi agenzie o società che hanno una maggiore facilità nel raggiungere accordi con società come Facebook e Google, sicuramente più disposte a investire nelle loro società che in altre meno competitive.

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I Paesi che hanno seguito l’esempio dell’Australia e le reazioni di Big Tech

La legge australiana è stata presa come modello da altri Paesi come il Canada, il Regno Unito e gli Stati Uniti che hanno studiato legislazioni simili nel corso del 2022. In Canada, l’Online News Act potrebbe spingere Facebook e Google e altre piattaforme simili a trovare accordi con le realtà editoriali canadesi: anche in questo caso Facebook ha contestato la proposta pubblicando anche una nota in cui spiega perché non è d’accordo. Nel Regno Unito si è discusso dell’Online Safety Bill, che riguarda la sicurezza online, e del Digital Competition Bill che invece dovrebbe regolamentare l’operato di Big Tech e costringerle a riconoscere pagamenti equi a fronte dei contenuti pubblicati dalle piattaforme. Facebook ha comunicato la sua intenzione di comportarsi proprio come ha fatto in Australia anche dopo la proposta del disegno di legge Journalism Competition and Preservation Act negli Stati Uniti e che consentirebbe alle testate giornalistiche statunitensi di negoziare dei compensi per le pubblicazioni dei contenuti giornalistici su piattaforme come Google e Facebook proprio come previsto anche dalla legislazione australiana. Un disegno di legge simile era stato già presentato nel 2018.

I Paesi Membri dell’Unione europea sono costretti invece a recepire la Direttiva 2019/790 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 aprile 2019 sul diritto d’autore e sui diritti connessi nel mercato unico digitale il cui art.15 tutela le pubblicazioni giornalistiche in caso di utilizzo online: nonostante la Direttiva sia stata approvata nel 2019 non tutti i Paesi europei l’hanno recepita in modo tempestivo.

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