L’Australia stronca l’idea di un’app per l’esplicito consenso sessuale

Donne che lavorano a sostegno delle donne in Australia sono state le prime a dire no a gran voce a un'app per esprimere esplicito consenso sessuale

18/03/2021 di Ilaria Roncone

Di un’app per il consenso sessuale avevamo già parlato dopo che è stata introdotta in Danimarca. Tra le varie discussioni nate in merito nel paese c’erano – in particolare – quelle relative alla meccanizzazione del sesso e alle implicazioni legali date dall’utilizzo di iConsent (così si chiama la versione danese). Oggi torniamo a parlare di consenso esplicito espresso tramite applicazione per quello che è avvenuto dall’altra parte del mondo, in Australia, dove alla proposta del commissario di polizia del New South Wales sono seguite moltissime proteste anche da parte di chi le donne le sostiene e si batte per i loro diritti; gli esempi più eclatanti sono stati quanto affermato dal capo del servizio statale per la violenza domestica Women’s Safety NSW e dalla deputata dei Verdi Jenny Leong.

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L’Australia discute sulle aggressioni sessuali

Sono settimane ormai che in Australia si discute di aggressioni, abusi e molestie che vedono le donne vittime e – complice anche quanto accaduto a Sarah Everard Londra con la conseguenze forte risonanza mediatica e social – gli australiani stanno marciando un po’ ovunque per protestare. In particolare nel paese si sono susseguite una serie di accuse di violenza sessuale in parlamento, nelle scuole e sui luoghi di lavoro e la discussione è incentrata sull’importanza dell’educazione al consenso e contro la cultura dello stupro. Considerato che è emerso come  migliaia di giovani donne non siano certe di cosa sia definibile stupro, l’attenzione dovrebbe essere puntata sull’educazione. Questo uno dei punti cardine dell’aspra critica mossa dagli australiani alla proposta che, seppur fatta a fin di bene, non ha trovato consenso.

Le criticità dell’app del consenso secondo gli australiani

Il punto messo in evidenza dalla polizia del NSW è che meno del 10% dei 15 mila casi di violenza segnalati nel New South Wales sono sono poi sfociati in accuse concrete. Si tratterebbe di uno strumento in più a favore delle vittime, insomma, ma l’idea di utilizzare un’applicazione per esprimere il consenso ad avere un rapporto sessuale in Australia è stata criticata e definita come miope e facilmente aggirabile. Ci sono infatti una serie di problematiche che andrebbero esaminate come il fatto che il consenso tramite app potrebbe essere falsificato, indotto – con «l’aggressore che può semplicemente costringere la vittima a usare l’app», ha sottolineato Hayley Foster – o utilizzato come prova a favore dell’aggressore qualora la vittima cambiasse idea.

Forti critiche sono arrivate anche dalla deputata dei Verdi Jenny Leong, che ha sottolineato – insieme ad altre legislatrici donne – come non serva un’app ma uno sforzo per migliorare le leggi che puniscono gli abusi sessuali e proteggono le vittime, agendo anche per migliorare la consapevolezza della cultura dello stupro.

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