Le scuole del Regno Unito insieme contro la cultura dello stupro grazie a una campagna online

Tutto è partito da Everyone's Invited, un sito di segnalazioni anonime e pagina Instagram per giovani e giovanissimi che hanno subito molestie e violenza

17/03/2021 di Ilaria Roncone

Capire cosa sia e che effetto abbia la cultura dello stupro nelle nostre vite parte da giovani e parte a scuola. Questo il fulcro del progetto Everyone’s Invited, una campagna online che invita gli studenti a pubblicare testimonianze anonime di aggressioni sessuali e molestie. Le esperienze vengono condivise attraverso un sito e una pagina Instagram che sta acquistando sempre maggiore popolarità nel Regno Unito. Oltre a raccontare la propria esperienza, giovani e giovanissimi – si consideri che tra le oltre 4 mila testimonianze raccolte finora ce ne sono anche di bambine che hanno appena 9 anni – identificano la scuola o l’università da cui provengono. Le più citate fino a questo momento sono state le private Eton (università), St Paul’s e Latymer Upper School (scuole di Londra).

Non mancano però anche testimonianze da parte di maschi provenienti da scuole pubbliche. Chi più ne ha più ne metta, purtroppo, per una serie di resoconti che aiutano a capire quanto la cultura dello stupro sia diffusa e come vada contrastata sin da giovani.

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Cos’è la cultura dello stupro e perché è importante parlarne?

Si parla per la prima volta di cultura dello stupro (Rape Culture) negli studi di genere, nella letteratura femminista e post moderna – e comunque non prima del 1975 – per portare alla luce una lato della cultura che è comune in molti luoghi. Si tratta di quella visione che vede la violenza sessuale – dalle molestie agli stupri – come comune con l’atteggiamento prevalente, le norme, le consuetudini e la posizione dei media che tende a minimizzare, giustificare o addirittura incoraggiare lo stupro e la violenza. Nella maggior parte dei casi le vittime della cultura dello stupro sono le donne ma, come si può intuire dalle testimonianze riportate su Everyone’s Invited, non è escluso che anche gli uomini possano esserne vittima, soprattutto in giovane età.

Quello che fa la cultura dello stupro – tra le altre cose – è isolare le vittime poiché subire attacchi di questo tipo è ragione di vergogna. Un’azione come quella di Everyone’s Invited è fondamentale per insegnare a chi subisce violenza che non c’è nulla di cui vergognarsi e che, anzi, il confronto con altre persone e la richiesta di aiuto sono la via per riuscire a superare queste esperienze nel miglior modo possibile.

«Un problema pervasivo che esiste ovunque»

Così ha definito la cultura dello stupro e tutte le sue conseguenze la fondatrice del movimento, Soma Sara, intervistata da BBC. Sia sul sito che sulla pagina Instagram è evidente come le esperienze vissute da ragazzi, ragazzini e addirittura bambini vadano dall’essere drogati e stuprati alle feste alla condivisione non autorizzata di immagini sessualmente esplicite sulle piattaforme. Tutte situazioni che sono comuni in qualsiasi altro paese in cui la cultura dello stupro è realtà – Italia compresa -. L’intento della campagna è quello di rendere noto quante volte e fino a che punto le giovani e i giovani subiscano violenza per portare la questione all’attenzione di insegnanti e genitori, che «è importante siano in grado di imparare a comunicare con i loro figli e parlare di questi problemi». La cultura dello stupro non verrà mai sradicata se parlare di quello che si è subito con chi ha il potere di fare qualcosa – familiari, docenti, forze dell’ordine – non diverrà il primo, naturale passo dopo aver subito molestie.

Attenzionare le scuole perché si parli della cultura dello stupro

 

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Sa parte della St. Paul, per esempio, c’è stata una presa di posizione precisa da parte dell’High Master Sally-Anne Huang, che ha scritto una lettera agi alunni affermando che «la scuola condanna completamente le azioni descritte e prende la questione estremamente seriamente» e «noi vorremmo sempre indagare a fondo su questioni di questa natura portate alla nostra attenzione». La natura anonima delle segnalazioni non permette di denunciare i fatti ma è comunque un primo passo perché coloro che hanno scritto si fidino delle istituzioni e denuncino con la sicurezza di essere ascoltati.

Del resto appare ovvio quali siano i sentimenti di chi subisce violenza leggendo alcune delle testimonianze: «Ho incolpato me stesso e penso che molte persone, specialmente gli uomini, mi avrebbero incolpato per essere entrato nella situazione in primo luogo», ha scritto un giovane di 17 anni; «non ho mai detto nulla a qualche autorità perché non pensavo sarebbe servito a qualcosa concretamente», denuncia un studente dell’università di Londra Goldsmiths e – ancora – «non pensavo ci fosse spazio per questo, mi vergognavo e mi sentivo solo». In seguito a queste testimonianze la Goldsmiths ha aperto un sito web dedicato alle segnalazioni e al supporto anonimo delle vittime di violenza sessuale, molestie e ogni genere di comportamento scorretto; oltre a questo sono stati anche organizzati dei corsi di formazione contro la violenza sessuale e per educare gli studenti all’importanza del consenso.

Università unite contro la cultura dello stupro

Le università del Regno Unito si sono letteralmente unite contro la cultura dello stupro e tutto questo è partito da un sito e da una pagina Instagram, portando un perfetto esempio di quando fare rete ha conseguenze positive sulla vita reale. «Ogni caso di violenza sessuale è uno di troppo e le università si impegnano a diventare luoghi più sicuri in cui vivere, lavorare e studiare», ha affermato un portavoce di Universities UK in rappresentanza delle università del Regno Unito. «Le università stanno intraprendendo azioni innovative per affrontare alcuni dei problemi, ma c’è ancora molta strada da fare per porre fine definitivamente alla cattiva condotta sessuale tra i giovani», ha affermato.

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