Ma perché Vittorio Feltri deve dire che «lo stupro è una ricca fonte di reddito»?
Ancora un intervento a sproposito sul caso di Alberto Genovese
09/12/2020 di Gianmichele Laino
Abbiamo già avuto modo di leggere Libero sul caso di Alberto Genovese. In un editoriale, Vittorio Feltri aveva affermato che la vittima della violenza (in base a questa accusa, l’imprenditore si trova attualmente in carcere) era stata “ingenua” perché «pensava forse di andare a recitare il rosario entrando nella camera da letto di Genovese?». Ma il modo di trattare l’argomento di cronaca del momento, in realtà, è stato sempre oggetto di molte critiche: basti pensare all’articolo di Azzurra Barbuto sul tema o all’intervista all’avvocato Annamaria Bernardini de Pace che ha focalizzato la propria attenzione sulla maggiore attenzione che dovrebbero avere le donne «nell’evitare lo stupro».
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Vittorio Feltri e l’ennesimo tweet a sproposito sul caso Genovese
Nel tweet di oggi, l’editorialista di Libero ritorna nuovamente sul caso Genovese, ancora una volta con una posizione più che discutibile sullo stupro e sulla sua denuncia: «Procede il massacro di Genovese – scrive Feltri – mentre inizia la corsa ai risarcimenti. Ho il sospetto che lo stupro sia una ricca fonte di reddito».
Procede il massacro di Genovese mentre inizia la corsa ai risarcimenti. Ho il sospetto che lo stupro sia una ricca fonte di reddito.
— Vittorio Feltri (@vfeltri) December 9, 2020
Le conseguenze del tweet di Vittorio Feltri sullo stupro
Occorre ricordare all’ex direttore e attuale editorialista della testata che lo stupro non è una “fonte di reddito”, ma un reato contro la persona disciplinato dagli articoli 609 bis e seguenti del codice penale. Non solo: si tratta di un trauma psicologico dal quale è difficilissimo riprendersi e, in quanto tale, avrebbe bisogno di una trattazione molto più opportuna sugli organi di informazione e sui social media. Non si può assolutamente paragonare il risarcimento dei danni – esattamente, tra l’altro, come quello per altri reati – che le vittime possono ottenere con il fine ultimo della denuncia di un caso di stupro, né si può pensare che – una volta ottenuto il risarcimento – la questione possa essere considerata chiusa senza ulteriori conseguenze per l’autore.
Parole come queste, che contribuiscono ad alimentare una versione sempre più devastante della narrazione pubblica dello stupro, non fanno altro che innalzare ulteriori barriere nel già accidentato percorso che porta le vittime di violenza sessuale alla denuncia. Tuttavia, per l’ennesimo intervento a sproposito di Vittorio Feltri sul tema – siamo sicuri – non ci saranno ulteriori reazioni.