Persino Berlusconi spiega che i giornalisti non potevano non pubblicare i suoi audio

Nella dichiarazione rilasciata dal leader di Forza Italia su Facebook, si riconosce il ruolo della stampa nella vicenda che lo ha riguardato da vicino in questi giorni

20/10/2022 di Gianmichele Laino

La Presse, agenzia di stampa italiana, si è imposta – in questi ultimi due giorni – come testata di riferimento per la politica italiana. Lo ha fatto grazie al centellinamento sapiente di uno scoop, quello relativo agli audio di Silvio Berlusconi carpiti nel corso della riunione del gruppo di Forza Italia alla Camera dei Deputati. Il leader del partito, infatti, aveva espresso dei pareri su Vladimir Putin (e un suo riavvicinamento) e sulla guerra in Ucraina. Pareri non propriamente atlantisti, diciamo così. Silvio Berlusconi, a differenza di quello che ormai la maggior parte della classe politica fa in questi casi, non se l’è presa con i giornalisti che hanno diffuso queste informazioni. Anzi. Nell’ultimo post in cui cerca di contestualizzare le sue parole sull’Ucraina e sul suo presidente Volodymyr Zelensky, difende la scelta della stampa di pubblicare i suoi audio. Facendo così una doppia mossa: mostrandosi liberale nei confronti della stampa e riconoscendosi il ruolo di “notizia principale”. Se sei di fronte a lui, “la” notizia per eccellenza, non puoi non riportarla.

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Audio Berlusconi, il leader di Forza Italia riconosce che non si poteva non pubblicare

Nel lungo post Facebook in cui prova a contestualizzare le sue parole sull’Ucraina in un’ottica atlantista, Berlusconi insiste molto su questo passaggio: «La colpa non è degli organi di informazione, ovviamente costretti a diffondere queste notizie, è di chi usa questi metodi di dossieraggio indegni di un Paese civile». Già, perché c’è un terzo risvolto, meno mass-mediologico e più politico, che questa dichiarazione ha. La citazione dei metodi di dossieraggio apre una crepa molto profonda in Forza Italia: qualcuno all’interno della stanza ha tradito, diffondendo gli audio e passandoli agli organi d’informazione.

Non una vigilia serena da parte dell’ex presidente del Consiglio: nei prossimi giorni, le consultazioni al Quirinale dovranno determinare la quadra per la formazione del governo guidato da Giorgia Meloni. Tuttavia, per quanto riguarda gli aspetti comunicativi, Berlusconi è tornato a mettere in campo le sue armi preferite. Ieri, ha telefonato in diretta Enrico Mentana, sa dare peso a ogni sua uscita pubblica. Ora, si dimostra magnanimo persino con i giornalisti, presentandosi al pubblico come editore di lungo corso, con la consapevolezza e il tatto di chi sa cos’è una notizia e cosa non lo è, di chi sa cosa fa audience e cosa no. Certo, oggi – di fronte a tanti colleghi che non riescono ad accettare questa logica e questa dialettica con la stampa – queste parole suonerebbero quasi come illuminate. Avrebbe avuto persino la scusa a portata di mano: oggi esiste uno strumento – che si chiama FakeYou – che crea audio deepfake di diversi personaggi pubblici della sfera mondiale, compreso il leader di Forza Italia.

Parole e atteggiamenti responsabili, insomma. Se non ci si ricordasse, all’improvviso, che Berlusconi – in passato – è stato quello del cosiddetto editto bulgaro.

NB: L’articolo contiene opinioni personali dell’estensore

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