Gli smartphone di attivisti palestinesi hackerati con lo spyware Pegasus

Si torna a parlare di Pegasus, stavolta le vittime sono attivisti per i diritti dei palestinesi che sarebbero stati presi di mira direttamente dal governo israeliano

08/11/2021 di Ilaria Roncone

Si tratta di attivisti per i diritti palestinesi che sono stati bollati come terroristi da Israele e che – secondo un’indagine del gruppo per i diritti umani Front Line Defenders – vengono tenuto d’occhio tramite lo spyware Pegasus dell’azienda israeliana NSO installato sui loro smartphone. Si tratta di Salah Hammour, avvocato difensore dei diritti dei palestinesi, e altri cinque attivisti. Dalle indagini emerge come, per uno di loro, l’hacking con Pegasus sia avvenuto già a luglio 2020.

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La conferma degli attivisti palestinesi spiati da Pegasus arriva dalle autorità

Il risultato della ricerca di FLD è stato confermato sia dai tecnici del Citizen Lab che da quelli del laboratorio di sicurezza di Amnesty International, le principali autorità mondiali in ambito hacking – come sottolinea il Guardian -. La lista delle vittime di Pegasus – la cui esistenza e il cui funzionamento nel monitoraggio di attivisti, giornalisti e politici in alcuno paesi del mondo è emerso quest’anno – si allunga ancora quindi.

Attualmente Israele sta provando a bollare come terroristi sei tra i principali gruppi palestinesi per i diritti umani – azione definita come «attacco frontale» dalle Nazioni Unite – e l’azione assume sempre più i contorni di un abuso di legislazione antiterrorismo. Intanto NSO è entrata nella black list Usa come produttore di spyware che ha agito «contro la politica estera e gli interessi di sicurezza nazionale degli Stati Uniti», il che vuol dire che sarà difficilissimo per la società acquistare qualsiasi tipo di tecnologia o servizio Usa.

La versione di NSO sull’ipotesi di hacking

Nonostante i risultati emersi dalla ricerca e le conferme da parte delle autorità massime nel mondo, non ci sono effettive prove tecniche che possano confermare che sia stato Israele a ordinare il monitoraggio degli smartphone dei sei attivisti coinvolti. NSO, dal canto suo, ha sempre detto di vendere la sua tecnologia solo a clienti governativi allo scopo di combattere crimine e terrorismo. «A causa di considerazioni contrattuali e di sicurezza nazionale, non possiamo confermare o negare l’identità dei nostri clienti governativi – ha detto un portavoce dell’azienda di Pegasus – Come abbiamo dichiarato in passato, NSO Group non gestisce direttamente i prodotti».

Secondo quanto sostiene, l’azienda autorizzerebbe agenzie governative approvate a farlo e la questione finirebbe lì: «Noi non siamo al corrente dei dettagli degli individui monitorati». Un modo come un altro per dire, in sostanza, che loro vendono il mezzo a chi è stato approvato ma che poi non sono più responsabili di quello che accade e di quello che viene fatto con Pegasus.

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