Il governo Johnson è sotto accusa per gli «affari di stato trattati su WhatsApp»

Esponenti laburisti britannici hanno sollevato la questione: c'è un problema di igiene informatico a Downing Street?

14/08/2021 di Redazione

C’è un problema di igiene informatico a Downing Street? Sembra essere questa la sintesi delle relazioni e dei rapporti dei ministri ombra che tradizionalmente il partito laburista utilizza come watch-dog del governo quando è in minoranza. Conor McGinn, ministro ombra alla Sicurezza, ha affermato in maniera decisa: «Condurre affari ufficiali del governo tramite WhatsApp rischia di esporre informazioni potenzialmente critiche a hacker e criminali informatici che cercano di danneggiare il nostro paese».

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Sicurezza su WhatsApp, le critiche al governo britannico

Le preoccupazioni dei laburisti in merito alla sicurezza degli affari di stato trattati su WhatsApp deriva da una lettera del segretario di gabinetto dell’esecutivo all’opposizione, in cui si afferma che il Government Security Group ha emesso nuove linee guida per l’utilizzo, da parte dei funzionari del governo, di mail private e di servizi di messaggistica istantanea come WhatsApp. Questo ha lasciato intendere che in passato diverse questioni cruciali per la sicurezza del Paese siano passate attraverso i servizi di comunicazione privati dei diretti interessati, con una esposizione all’hackeraggio davvero rischiosa.

Del resto, la Gran Bretagna ha avuto una percezione molto più alta, se si guarda all’opinione pubblica, dello scandalo Pegasus, legato a giornalisti, attivisti o politici intercettati attraverso uno spyware. Il Guardian, infatti, è stato uno dei quotidiani protagonisti dell’inchiesta e ha mostrato quanto fosse semplice mettere sotto sorveglianza i dispositivi personali e privati anche di alte cariche dello stato (è successo, ad esempio, al presidente francese Emmanuel Macron).

A questo deve aggiungersi anche lo scandalo del telefono personale di Boris Johnson, il cui numero è rimasto in rete per almeno 15 anni, senza che il premier britannico abbia mai cambiato la propria utenza. Il numero di Boris Johnson era in calce a un comunicato stampa che lo stesso politico aveva pubblicato per promuovere la pubblicazione di un libro. Insomma, pane per gli hacker che – volendo – avrebbero potuto agevolmente raggiungere il primo ministro britannico.

«Abbiamo bisogno di un’indagine completamente indipendente – fanno sapere dall’opposizione – sui contratti governativi che sono stati consegnati tramite e-mail private e WhatsApp, in modo da poter andare a fondo in questo scandalo» – parole che sanno di dichiarazione di guerra. Perché, se c’è una cosa su cui abbiamo dimostrato di non poterci permettere sbavature, quella è la sicurezza informatica. Soprattutto se riguarda le più alte sfere dello stato e le delicate questioni che devono affrontare.

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