L’attacco hacker a Armani contestualmente a quello a Trenitalia

Nelle stesse giornate dell'attacco hacker a Trenitalia anche la maison Armani è stata presa di mira da cyber criminali

16/04/2022 di Ilaria Roncone

Attacco hacker Armani: questo è quanto accaduto, come confermato anche dalla maison milanese contestualmente a quanto accaduto a Trenitalia a marzo. Le voci in merito alla questione sono cominciate a circolare presso la sede del COPASIR (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) ma tutto, come si apprende, si sarebbe già risolto nel migliore dei modi e in un modo analogo a quanto accaduto recentemente anche a Trenitalia e FS. Dell’attacco hacker al sistema ferroviario statale – prima smentito e poi confermato – vi avevamo già parlato alla fine di marzo tratteggiando il fatto, i vari passaggi prima della risoluzione – compresa l’ipotesi di attribuzione ad hacker russi – e raccogliendo il parere del CEO di Swascan, esperto di sicurezza informatica.

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Attacco hacker Armani, cosa ne sappiamo

Al COPASIR, quindi, è stato accertato – per poi essere confermato anche dal celebre marchio di moda – che l’attacco hacker Armani ha coinvolto i sistemi gestionali per qualche giorno (bloccando, di fatti, uno stabilimento della Valle dell’Agno) venendo però trattato in maniera «rapida, incisiva ed efficace». La minaccia ad Armani – così come quella a Ferrovie – «sarebbe stata comunque stata sterilizzata grazie ad una piattaforma dedicata alla cybersecurity di ottimo livello» informando le autorità competenti per le indagini e concludendo la faccenda senza conseguenze notevoli.

La maison è stata contattata direttamente da VicenzaToday per avere ulteriori spiegazioni in merito tramite bocca del responsabile dell’ufficio stampa Luca Maria Di Marco che, però, ha voluto solo rimarcare come la maison preferisse non «rilasciare alcun commento». I problemi sono stati presi in carico da personale specializzato e l’attacco – nel giro di due o tre giorni – sarebbe stato «inertizzato» limitando così il danno allo stop del sistema gestionale. All’atto pratico questo ha significato il blocco di una serie di siti a partire da quello del quartier generale di Milano così da evitare la propagazione della minaccia e andando a eradicare qualsiasi tipo di pericolo informatico. Tutto ha ripreso a funzionare correttamente in data 25 marzo.

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