La mattanza delle tartarughe sulle coste pugliesi

18/02/2019 di Enzo Boldi

Orrore sulle spiagge pugliesi. Negli ultimi giorni si sono moltiplicati i ritrovamenti delle carcasse di tartarughe decapitate, rigettate in mare e riportare sul bagnasciuga dalle correnti. Gli ultimi episodi sono stati denunciati tra Bari e Trani e le forze dell’ordine stanno indagando dopo la segnalazione fatta dal Centro Recupero Tartarughe Marine WWF Molfetta. La cosa ancor più grave sembra essere la motivazione che si nasconde dietro questo vile gesto.

«C’era giunta voce che c’erano alcuni pescatori del nord Barese che uccidevano le tartarughe marine che trovavano impigliate nelle loro reti – ha spiegato Pasquale Salvemini, responsabile del Centro recupero tartarughe marine Wwf Molfetta, a La Gazzetta del Mezzogiorno -. L’indiscrezione ci è arrivata dal mondo stesso della pesca, perché le imbarcazioni comunicano tra loro attraverso la radio e alcuni amici avevano raccolto queste macabre dichiarazioni. Ma non ci volevo credere, specie perché la motivazione è ancora più sconvolgente: sembra che alcuni pensino che porta male trovare una tartaruga tra le reti, che portino con se la sfortuna di pescare poco nei giorni a venire. Ecco allora che come forma “sacrificale” o per vendicarsi le decapitano».

Le tartarughe decapitate sulle coste pugliesi

Una follia scaramantica. Sarebbe questa la causa della vera e propria mattanza delle tartarughe a largo e sulle coste pugliesi. Questi animali, tra le tante cose, sono anche protetti e sono famosi per non arrecare nessun danno e disturbo all’uomo e alla sua vita. E, invece, sembra che qualcuno preferisca lasciarsi convincere da profezie divinatorie e decapitare questi esemplari.

Una mattanza volontaria

«Purtroppo non c’è dubbio che la mattanza sia volontaria: i tagli sono netti, non si tratta di ferite sfrangiate come accade quando incappano in un’elica di motore – prosegue Salvemini -. In tanti anni che mi occupo di salvare e difendere le caretta-caretta non mi era mai capitata una cosa del genere. Tutti noi ne siamo rimasti sconvolti. Abbiamo deciso di presentare denuncia formale presso la Procura, perchè questi sono crimini che devono essere perseguiti. Vogliamo trovare i o il responsabile, anche per questo lancio un appello: ‘chi sa qualcosa, parli’».  Sulla pagina Facebook del Centro Recupero Tartarughe Marine WWF di Molfetta ci sono anche le foto di questi ritrovamenti, ma per sensibilità – data la crudezza delle immagini – non le alleghiamo a questo articolo.

(foto di copertina: archivio Ansa)

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