Di Maio ora non vuole più stare con Chalençon, ma lui parlava di paramilitari già a dicembre

Luigi Di Maio sembra accorgersi solo ora della pericolosità di Christophe Chalençon, l’esponente dei gilet gialli che lui e Alessandro Di Battista hanno incontrato in Francia il 5 febbraio scorso. Nel corso della presentazione a Roma del manifesto politico del M5S e di altre quattro forze politiche in vista delle elezioni europee di maggio 2019, il leader pentastellato ha affermato: «Non dialogheremo con chi invoca la lotta armata».

Di Maio-Chalençon, la marcia indietro del M5S

Insomma, il riferimento al servizio mandato in onda da Piazzapulita nella serata di ieri, in cui Christophe Chalençon parlava apertamente di paramilitari pronti a intervenire per rovesciare l’attuale presidenza di Emmanuel Macron e per instaurare una presunta nuova democrazia, ha fatto sentire i suoi effetti.

Tuttavia, la critica che viene mossa in queste ore al leader del Movimento 5 Stelle è quella di improvvisazione e di ingenuità nell’affrontare un incontro con una persona che aveva un chiaro intento sovversivo. Di Maio sembra cadere dalle nuvole e sembra venire a conoscenza soltanto in questo momento della violenza di quel tipo di gilet gialli.

Ma gli elementi per capirlo in precedenza c’erano già: come mostrato dallo stesso video di Piazzapulita, Christophe Chalençon aveva già espresso queste sue posizioni radicali nel mese di dicembre, il 23, in un video pubblicato sui social network, e lo stesso Guy Verhofstadt – il capogruppo di Alde che al Parlamento europeo aveva dato del burattino a Giuseppe Conte – nel suo discorso a Bruxelles aveva definito «cosa nota» le minacce di colpo di Stato da parte di Christophe Chalençon.

La difesa di Chalençon

Luigi Di Maio non poteva non sapere e il suo allontanamento dalle posizioni di Chalençon, ora, appare davvero una beffa. Intanto, l’esponente dei gilet gialli incontrato dalla delegazione del Movimento 5 Stelle ha diffuso un comunicato stampa in merito al servizio di Piazzapulita andato in onda nella serata di ieri.

«Il video è stato girato a mia insaputa a microfono che io credevo spento – ha scritto il leader dei gilet gialli -. Non utilizzando un linguaggio tecnocratico, utilizzo delle parole che possono essere interpretate male. Non ho mai evocato qualcosa di simile a un colpo di Stato e il mio riferimento ai paramilitari è dovuto al fatto che io constato il rischio crescente di violenze. Ma un loro intervento non riguarda in alcun caso il gruppo a cui io appartengo. Ho sempre condannato qualsiasi forma di violenza, anche se l’attuale situazione mi rende inquieto. Denuncio la manipolazione di cui sono vittima e mi riservo di rivolgermi alle autorità competenti. Il mio modo di pensare è totalmente compatibile con una politica repubblicana».

FOTO PROFILO INSTAGRAM LUIGI DI MAIO

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