Il sovraffollamento a Ciampino per Battisti e il silenzio solitario di Mattarella per Megalizzi

14/01/2019 di Enzo Boldi

Due storie diverse, unite da un punto di arrivo e dall’esposizione mediatica che i leader politici hanno deciso di adottare. In questo ore fatte di annunci e proclami, il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha dichiarato che sarà a Ciampino in prima linea per ‘accogliere’ il rientro in Italia – per poi destinarlo alle patrie galere – di Cesare Battisti. L’aeroporto romano sarà pieno in ‘ogni ordine di posto’ – come si dice parlando degli stadi e del calcio -, ma solo qualche mese fa è stato teatro del ritorno della salma di Antonio Megalizzi, il giovane reporter trentino ucciso a Strasburgo nell’attentato portato avanti da Cherif Chekatt.

Era il 18 dicembre e, dopo aver lottato per giorni, Antonio Megalizzi ha fatto ritorno nella sua patria. In quella Italia che aveva lasciato per inseguire il sogno di raccontare l’Europa vedendola da vicino e attraverso le sue istituzioni. Non ce l’ha fatta a rientrare sulle proprie gambe, fermato dal vile attacco terroristico che gli ha tolto la vita a soli 29 anni. Il suo feretro è stato riportato nella sua Trento solo dopo aver fatto scalo all’aeroporto di Ciampino, dove ad attenderlo c’erano solo i suoi familiari distrutti dal dolore, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il ministro per i rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro.

Battisti e il sovraffollamento di Ciampino

In silenzio, in piedi e in solitaria. Quel 18 dicembre Sergio Mattarella è stato il solo a recarsi a Ciampino per accogliere la salma del giovane Antonio. Nessun altro esponente politico. Luigi Di Maio era impegnato, così come Giuseppe Conte, e immerso nel nuovo testo della Manovra da riscrivere; Matteo Salvini aveva alcuni appuntamenti ‘irrinunciabili’: prima in quel di Parma (presenziava alla cerimonia di consegna di un bene confiscato alla ‘ndrangheta), poi ha partecipato a un’assemblea di Confagricoltura con tanto di diretta Facebook. Alla fine ha raggiunto i soci dei maggioranza alla Camera per discutere della Manovra. Appuntamenti troppo pregnanti per accogliere Antonio Megalizzi.

Oggi, invece, c’è da fare propaganda. C’è stato l’arresto del terrorista rosso Cesare Battisti. Il suo arrivo a Ciampino è un evento i cui biglietti sono andati a ruba e non ci si può rinunciare per nulla al mondo. Oggi niente conferenze urgentissime, nessuna riconsegna di beni confiscati alla mafia. Oggi non c’è spazio neanche per discutere in Aula dei decreti per Quota 100, Reddito di Cittadinanza e Legittima difesa. Oggi tutto passa in secondo piano. L’arresto di Cesare Battisti è uno spot elettorale troppo importante per non essere presenti.

Megalizzi lasciato solo quasi da tutti

L’evento dell’anno per prendersi meriti che, al netto dei fatti, non è né dei politici italiani – che in passato hanno spesso snobbato questo tema – né del lavoro del presidente brasiliano Jair Bolsonaro. Ma tant’è, oggi è il giorni in cui esserci per mettere la faccia e il timbro su quello che dovrebbe essere la normalità: assicurare il carcere a chi si è macchiato della morte di molte persone. Tutto questo porta voti, cosa che non poteva portare Antonio Megalizzi che ha avuto la ‘colpa’ di morire giorni dopo l’attacco terroristico di Strasburgo, quando la eco si era già ridotta e non se ne poteva fare più uno spot elettorale. Soprattutto perché il giovane reporter partito da Trento era a favore dell’Europa. Di quell’Europa che il governo stava combattendo proprio in quei giorni. La solitudine è dei numeri primi, e Antonio Megalizzi era un numero primo.

(foto di copertina: Ufficio Stampa del Quirinale)

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