Auto, no profit, Comuni: le nuove tasse nella manovra M5S-Lega

23/12/2018 di Redazione

La prima manovra economica del governo gialloverde M5S-Lega, appena passata al Senato, alla voce ‘tributi‘ non prevede solo una sterilizzazione dell’aumento dell’Iva per 12,5 miliardi di euro ma anche balzelli di tasse che peseranno nelle tasche e nei bilanci degli italiani. Ad elencarli è oggi il quotidiano La Stampa (articolo di Paolo Baroni), che indica anche l’entità degli aumenti. Si tratta precisamente di un’ecotassa sulle auto, una webtax, una tassa sui giochi, un raddoppio dell’Ires sugli enti non profit, una cancellazione delle detrazioni a favore di imprese, banche e assicurazioni e lo sblocco di tutte le imposte e le addizionali locali.

Le tasse in più della manovra economica M5S-Lega

Secondo le stime citate dalla Stampa con la manovra 2019 circa l’80% dei Comuni italiani avranno i margini per aumentare sia l’Imu su seconde e terze case sia l’addizionale Irpef. Per quanto riguarda invece l’ecotassa sulle vetture più inquinanti, si pagherà 1.100 euro per un’auto con emissioni comprese tra 161 e 175 grammi di CO2 per km, fino a 2.500 euro oltre i 250 grammi per km. Ad essere colpiti saranno gli acquirenti  di suv e auto di lusso, ma anche vetture medie come Fiat Doblò e Fiat Tipo. Per quanto concerne invece le accise sui carburanti, dal 2020 torneranno a salire per complessivi 400 milioni. Dal 2019 aumenta all’1,4% invece il prelievo erariale unico sui giochi. La webtax introduce intanto un prelievo del 3% sui servizi digitali delle imprese che su Internet vendono, forniscono pubblicità e trasmissione dati. Le norme si applicano alle aziende con ricavi superiori a 750 milioni e ricavi derivanti da servizi digitali, realizzati in Italia, non inferiori a 5,5 milioni. In questo caso insieme ai colossi come Google, Facebook, Amazon ed Apple potrebbero essere colpite anche aziende italiane.

C’è poi lo stop all’agevolazione Ires, con passaggio dal 12 al 24%, per gli enti non commerciali, che dovrebbe far guadagnare allo Stato 118 milioni. Ultimo punto: viene deferita la deducibilità delle quote di ammortamento relative all’avviamento e delle riduzioni dei valori dei crediti delle altre attività. Come spiega ancora La Stampa, le grandi  imprese dovrebbero pagare 4,5 miliardi in più. Banche e assicurazioni invece 1,8.

(Foto di copertina da archivio Ansa: alcune banconote da 50 euro in mano a un cassiere di una banca. Credit immagine: ANSA / LUCA ZENNARO)

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