La confessione di Amanda Lear: «Dissi di essere un uomo per farmi pubblicità»

03/12/2018 di Enzo Boldi

La sua voce bassa e profonda l’ha aiutata, al resto ci ha pensato il gossip della gente che lei ha cavalcato fino a raggiungere le vette della notorietà. Amanda Lear, dopo anni di voci, ha spiegato quei rumors che la raccontavano come «un uomo» e che avevano instillato il dubbio in molte persone. Nel corso della sua intervista con Mara Venier a Domenica In, la cantante di nazionalità francese, ha svelato i misteri che c’erano dietro quella diceria. E la responsabilità era tutta sua.

«Non avevo voce e non sapevo cantare – ha confessato Amanda Lear a Domenica In -. Dovevo dire qualcosa per farmi pubblicità. Con la mia voce profonda si poteva credere che io fossi un uomo e allora decisi di giocare molto su tutto ciò. Questa ambiguità mi ha aiutato tantissimo perché si parlava solo di me. Ho fatto tutto io». Un’ammissione in piena regola che pone la pietra tombale su tutti i rumors che si sono rincorsi per anni sull’enigmatica e criptica figura della cantante.

Amanda Lear ci ha trollato tutti

Niente transgender, niente essere un uomo. Amanda Lear è sempre stata, dunque, una donna a tutti gli effetti con i cromosomi XX al loro posto. Le storielle sul suo conto sono state cavalcate, da abile stratega, solamente per farsi pubblicità e fare carriera nel mondo della musica e delle televisione. «Ancora oggi ne parlano quindi figurati quanto ha funzionato», confessa senza alcun senso di pudore la cantante.

L’amore per i toy boy

Nel suo passato un’intensa storia d’amore con David Bowie, poi una lunga sequela di cosiddetti «toy boy», che sono diventati una vera passione per Amanda Lear: «I giovani hanno un’ingenuità che mi piace. Preferisco che non siano ricchi perché poi fanno gli splendidi e sono boriosi. Invece un ragazzo normale lo porto al ristorante, posso godermi le piccole cose. Di solito sono gli uomini a venire da me non io ad andare da loro». E poi assicura: «Il prossimo uomo che mi vedrà nuda sarà il medico legale, sul tavolo dell’obitorio».

(foto di copertina: Matteo Nardone/Pacific Press via ZUMA Wire)

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