Il condono del padre di Di Maio per la casa di famiglia a Pomigliano

07/11/2018 di Redazione

Il padre di Luigi Di Maio ha chiesto e ottenuto il condono di abusi edilizi realizzati nella casa di famiglia a Pomigliano D’Arco. È quanto rivela oggi il quotidiano Repubblica (articolo di Conchita Sannino). Antonio Di Maio, geometra e piccolo imprenditore, papà del leader del Movimento 5 Stelle e vicepremier, avrebbe sanato negli anni scorsi 150 metri quadrati di abusi su due livelli. Si tratta di ampliamenti al secondo e al terzo piano del palazzetto dove il capo politico diventato ministro di Lavoro e Sviluppo Economico è nato e cresciuto, e dove spesso ritorna.

Il padre di Di Maio e il condono per la casa di famiglia a Pomigliano

Come ricostruito da Repubblica il padre del vicepremier, oggi 68enne, avrebbe condonato gli abusi appellandosi alla legge 47 del 1985, la prima sanatoria a maglie larghe del governo Craxi. Ma la concessione con il conto da pagare sarebbero arrivati nel 2006. Antonio Di Maio avrebbe versato 2mila euro per sanare un appartamento ricavato ex novo. Sarebbero spuntati bagni, camere da letto, tinello e uno studio. Nelle carte si parla di opere edilizie fatte in anni diversi e viene indicato l’«ampliamento di un fabbricato esistente al secondo e terzo piano». Dei 151 metri quadrati condonati circa 75 vengono indicati come abitabili. Quando la pratica si è chiusa Luigi Di Maio, classe 1986, era ventenne ed era già impegnato in politica.

La replica: «La mia casa in regola, scoop inventato»

Si tratta certamente di una scoperta che non aiuta a limitare le critiche al leader M5S, in questi giorni bersagliato per la proposta di condono di abusi realizzati ad Ischia, nei comuni colpiti dal terremoto ad agosto 2017. Una replica del vicepremier non è tardata ad arrivare. In una diretta su Facebook Di Maio ha detto: «Stamattina Repubblica si è inventato questo scoop sul condono sulla casa di famiglia di Di Maio. Andiamo a pagina 10, dove è sbattuta la foto della mia famiglia, una famiglia che è sempre è stata onesta. Allora io questa mattina chiamato mio padre chiesto, ‘Ma cosa hai combinato?’. E lui mi ha detto che nel 2006 ci è arrivata una risposta di una domanda fatta nel 1985 su una casa costruita nel 1966. La casa era stata costruita da mio nonno in base al Regio decreto del 1942. Nel 1985 mio padre chiese la regolarizzazione della casa, presentò la domanda ad aprile dell’86 e nel 2006, è arrivata la risposta in cui il Comune dice: ‘Devi pagare 2000 euro e regolarizzi la casa costruita nel 1966’. Così mio padre regolarizza un manufatto costruito da mio nonno quando lui aveva 16 anni, questo è il grande scoop di Repubblica».

«Nessuno deve mai pensare – ha detto ancora il capo politico del Movimento 5 Stelle – che quando ricevo un’accusa del genere debba stare zitto. Noi siamo sempre andati avanti solo contando sulle nostre forze. Quindi a tutte queste persone che ogni giorno sputano veleno su di me, sul M5S e forse solo così riescono ad andare sui quotidiani nazionali dico ‘metteteci un po’ più di amore e meno rabbia’».

(Foto di copertina da archivio Ansa: il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio al Terminal Mercitalia Maddaloni-Marcianise, il 29 ottobre 2018. Credit immagine: ANSA / CIRO FUSCO)

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