I terreni che lo Stato vuole regalare al terzo figlio sono i meno pregiati

La misura, inserita in manovra, sul terreno da offrire in concessione ventennale a chi darà alla luce il terzo figlio nel 2019, 2020 e 2021, oltre a essere populista e un po’ retrò, è anche strategica per le casse degli enti locali. Ha fatto discutere il provvedimento – che rientra nel fondo famiglia da 100 milioni di euro previsto dalla manovra che approderà in aula il 21-22 novembre – e probabilmente continuerà ad alimentare il dibattito nelle prossime settimane.

Terreno al terzo figlio, davvero conviene?

La concessione ventennale del terreno alle famiglie è stata decisa e voluta fortemente dalla parte leghista dell’esecutivo, una sorta di collaborazione tra il ministro per l’Agricoltura Gianmarco Centinaio e quello per la Famiglia Lorenzo Fontana. Dietro alla voglia di incentivare la crescita demografica (desiderio tipico di tutte le destre di govero, specialmente quelle populiste) e dietro al nobile intento di voler rendere produttivi i terreni incolti di proprietà del demanio, si cela comunque una verità ben più difficile da ammettere.

Come riportato dal Corriere della Sera, infatti, una stima della Coldiretti quantificano in mezzo milione di ettari i terreni di proprietà dello Stato. Il loro valore, stando a quanto riportato dall’associazione di categoria, sarebbe di 9,9 miliardi di euro. Ma è un valore del tutto teorico, gonfiato rispetto alla verità dei fatti. Si arriva a questa cifra sulla base del valore medio dei terreni italiani (più alto rispetto a quelli europei in virtù della loro produttività). Tuttavia, non si può applicare tout court ai terreni abbandonati da tanto tempo: altrimenti, sarebbe stato molto più conveniente vendere queste zolle piuttosto che regalarle, come la logica andrebbe a imporre.

Terreni al terzo figlio solo per gli italiani da almeno 10 anni

Invece, lo Stato è riuscito a piazzare fino a questo momento solo i terreni più appetibili, mentre la restante parte non fa che rappresentare un costo per gli enti locali all’interno dei quali rientrano, perché sta a loro curarne la manutenzione. Dunque, si tratta di veri e propri oneri aggiuntivi per le famiglie con il terzo figlio, altro che incentivo.

La misura non è ancora stata varata nel dettaglio (nella manovra è contenuta soltanto una indicazione di massima per prevedere il suo costo per lo Stato), ma alcune anticipazioni sono state fornite sia dal ministro Fontana, sia da Centinaio. L’orientamento è quello di affidare questi terreni in concessione ventennale soltanto alle famiglie cosiddette «tradizionali» (niente coppie omosessuali o coppie di fatto, dunque) e che siano residenti sul territorio italiano da almeno 10 anni. Insomma, prima gli italiani anche in questo caso, così come avverrà per il reddito di cittadinanza.

Al momento, il terreno regalato al terzo figlio rappresenta soltanto l’ennesima mossa propagandistica. Ma, a conti fatti, un’opzione del genere può davvero essere presa in considerazione?

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