Il biglietto dello stalker sotto la porta. Lei lo denuncia su Fb:«fino ad oggi ho avuto paura, ora mi hai rotto»

«Io lo ammetto: sono tutt’altro che coraggiosa, odio stare da sola a casa, soprattutto di notte, sento ogni minimo rumore e chiudo sempre la porta a chiave. Quando ieri sera ho visto questo biglietto sotto la porta ho avuto paura, nonostante la chiave nella serratura, nonostante sapessi che nessuno poteva entrare. Nonostante tutto ho avuto paura. E se proprio vogliamo dirla tutta sono quasi tre mesi che ho paura». Inizia così il lungo post di Marta di Giacomo, giovane ragazza che ha deciso di raccontare la sua storia su Facebook, dove sta ricevendo migliaia di messaggi di supporto. Il suo post è stato ricondiviso centinaia di volte: segno di come il tema dello stalking sia ancora attualissimo nel nostro Paese. 

Biglietto sotto la porta, l’ultimo capitolo di tre mesi di terrore

Marta racconta sulla sua bacheca Facebook che probabilmente sa chi è stato a lasciare il biglietto sotto la porta. Non si tratta di uno scherzo di cattivo gusto, e nemmeno di un amico innamorato. È uno sconosciuto, che la perseguita sotto casa da più di tre mesi. Un ragazzo che una sera le ha chiesto come si chiamasse, e a cui lei non ha risposto, ma a cui non ha neanche dato troppo peso perché «penso sia il solito che vede una ragazza di sera da sola e ci prova, niente di preoccupante in realtà». Eppure, lui riesce a scoprirlo. «Dopo una settimana il mio nome lui lo sa, non da me, non so come, ma lo sa. Mi chiama per strada e mi sorride, io continuo a camminare – continua Marta su Facebook – La settimana dopo sa dove abito. Quella dopo ancora sa dove sto andando. Poi cosa studio, quando ho gli esami, come si chiama mia sorella, le mie amiche, quali sono i posti che frequento, come si chiama il mio ragazzo. Poi decide che vuole essere lui il mio ragazzo e inizia ad aspettarmi sotto casa, a regalarmi i miei fiori preferiti, a farmi delle foto». Lei allora cambia strada, cambia orari, cambia persino il modo di vestirsi, evitando le gonne. Cerca di non scendere da sola e appena lo vede in strada urla. Ma non serve. 

«Tutto questo però non fa differenza per lui, perchè lui è bravo in quello che fa, sa tutto di me e io non so niente di lui. Evita le telecamere, sparisce in un secondo, compare alle spalle e non si avvicina se non sono da sola, mi guarda da lontano, mi segue, mi ascolta».

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Biglietto sotto la porta, le molestie diventano fisiche

Insoddisfatto dall’indifferenza della ragazza, l’aggressore decide di approcciarla fisicamente. «Mi chiede un bacio, poi se lo prende, mi stringe i polsi, mi lascia dei segni e io sono sempre più destabilizzata dalla facilità con cui riesce a fare tutto questo e dalla difficoltà che ho io nel fermare tutto questo. Mi sento impotente e ho paura perchè lui si avvicina sempre di più, si prende sempre più spazio e mi chiedo cosa farà la prossima volta». Marta allora decide di rivolgersi ai carabinieri che però «mi prendono quasi in giro, scherzano sul fatto che questa persona possa essere innamorata, mi dicono che la denuncia è inutile perché tanto non lo farà più» e le ripetono di stare tranquilla, che non succederà nulla. Invece qualcos’altro succede, perché quando Marta decide di non seguirlo a conoscere i suoi amici, lui la aggredisce, e lei finisce in ospedale. .«Io quella sera non vado dai suoi amici, vado in ospedale, con i miei di amici (che probabilmente non ringrazierò mai abbastanza), una notte lunghissima in attesa di farmi refertare» racconta. Con il referto in mano, che riporta nero su bianco che questa persona l’ha sbattuta contro un’auto, messo le mani al collo e graffiato a sangue con delle chiavi, torna dai carabinieri, che stavolta la prendono sul serio.

Biglietto sotto la porta, l’angoscia che non abbandona le vittime di stalking

Anche se è riuscita a denunciare il suo aggressore, Marta non si sente per niente più tranquilla, anzi. Nel suo post racconta le notti di terrore con le forbici sotto al cuscino, la luce accesa. Racconta degli amici che non la fanno mai tornare sola, e di quanto lei si senta imprigionata nella sua casa e nella sua vita. Perché anche se intorno ha persone che si preoccupano per lei «ci sarà sempre un momento, un singolo momento in cui io sarò sola. Sola con lui o sola con la mia paura. Perchè non posso vivere sotto scorta nè obbligare gli altri a dormire con me, accompagnarmi a casa, venirmi a prendere, stare ai miei “orari sicuri”. E nel momento in cui io sarò sola, lui ci sarà, fisicamente o solo nella mia testa. E ieri sera io ero sola. Sola a casa, anche se odio dormire da sola».

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Biglietto sotto la porta, l’aggressore sale sul suo pianerottolo

Marta allora arriva a raccontare l’episodio del biglietto, l’ultimo di una lunga serie di episodi inquietanti. «Alle 20 il portiere va via e alle 20 iniziano le citofonate, non risponde nessuno dall’altro lato quindi ad un certo punto le ignoro anche io. Mi chiudo in camera per sentirle di meno, ma dopo mezz’ora non bussa più nessuno. Respiro, leggo, studio, faccio cose, la porta sempre chiusa a chiave. Poco prima di mezzanotte vado in cucina a bere e sul pavimento nell’ingresso dove automaticamente lancio un’occhiata di controllo vedo un foglio bianco, piegato in quattro. Sembra la pagina strappata da un quadernetto e sopra questa domanda».

Marta racconta di aver passato la notte insonne in preda alla paura e all’angoscia, terrorizzata che questo ragazzo potesse cercare di entrare in casa sua. Poi, si rivolge al suo aggressore: «Ho scritto qui perchè so che lui legge e visto che non so come trovarti per dirtelo a voce, caro stalker, sappi che non sono la tua ragazza, non dormiremo mai insieme e che se fino ad oggi ho avuto paura ora sono solo arrabbiata.
Perchè mi hai proprio rotto il ca**o».

(foto credits di copertina: facebook Marta di Giacomo)

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