Il Ponte Morandi era definito un «Viadotto malato» e sempre soggetto a lavori di manutenzione

14/08/2018 di Enzo Boldi

Il Ponte Morandi, collassato su se stesso nel primo pomeriggio di oggi, era da anni al centro di discussioni e lavori di messa in sicurezza. Il tratto che dell’autostrada A10, che passa sopra il torrente Polcevera, era considerato un «ponte malato» ed era sottoposto continuamente a lavori di manutenzione ed era al centro di qualche polemica da alcuni anni. La struttura aveva una lunghezza di 1.182 metri, un’altezza al piano stradale di 45 metri e 3 piloni in cemento armato alti 90 metri. Venne edificato con una struttura mista: cemento armato precompresso per l’impalcato e cemento armato ordinario per le torri e le pile.

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Gli ultimi risalgono al febbraio di quest’anno, quando i cantieri vennero aperti per alcuni lavori di messa in sicurezza. Ma è solo l’ultimo dei tanti che si sono susseguiti negli anni, fin dal 1967 (anno dell’inaugurazione sul progetto dell’ingegner Riccardo Morandi). Nel 2016 alcune opere di messa in sicurezza per il rifacimento di tutte le strutture in calcestruzzo e la sostituzione delle barriere bordo ponte in entrambe le direzioni di marcia. Nel 2014 ulteriori lavori di messa in sicurezza, che la stessa Società Autostrade definì di routine. Una relazione di Autostrade per l’Italia del maggio 2009 sull’adeguamento del sistema recitava: «Quotidianamente, nelle ore di punta, code di autoveicoli ed il volume raggiunto dal traffico provoca un intenso degrado della struttura del viadotto Morandi, in quanto sottoposta ad ingenti sollecitazioni. Il viadotto è quindi da anni oggetto di una manutenzione continua».

Ponte Morandi, nel 2009 si studiò l’ipotesi per la sua demolizione

Nel 2009, Autostrade per l’Italia aveva commissionato alla società d’ingegneria SPEA uno studio per valutare l’impatto di un’eventuale demolizione del Viadotto e nel documento si legge: «Il tratto più trafficato è il viadotto Polcevera (Ponte Morandi) con 25,5 milioni di transiti l’anno, caratterizzato da un quadruplicamento del traffico negli ultimi 30 anni e destinato a crescere, anche in assenza di intervento, di un ulteriore 30% nei prossimi 30 anni». La demolizione era un’ipotesi, ma l’alto numero di utenti che ogni giorno transitava su quel tratto dell’autostrada A10 a fatto rimanere il tutto fermo su carta.

Ponte Morandi, una struttura malata fin dalla sua nascita

Le criticità sono state messe in evidenza – alcuni anni fa – anche dall’ingegner Antonio Brencich, professore associato di Costruzioni in C.A. e C.A.P. dell’Università di Genova, che in un’intervista al blog di settore Ingegneri.info, spiega già quali erano i problemi strutturali del ponte: «Il Viadotto Morandi ha presentato fin da subito diversi aspetti problematici, oltre l’aumento dei costi di costruzione preventivati, è necessario ricordare un’erronea valutazione degli effetti differiti (viscosità) del calcestruzzo che ha prodotto un piano viario non orizzontale. Ancora nei primi anni ’80 chi percorreva il viadotto era costretto a fastidiosi alti-e-bassi dovuti a spostamenti differiti delle strutture dell’impalcato diversi da quelli previsti in fase progettuale. Solo ripetute correzioni di livelletta hanno condotto il piano viario nelle attuali accettabili condizioni di semi-orizzontalità».

Ponte Morandi, il crollo di una struttura vetusta

Condizioni accettabili fino a oggi. Forse a causa della forte pioggia – con il violento nubifragio che si è abbattuto su Genova e sulla Liguria – la vetusta struttura, conosciuta anche come «Ponte di Brooklin di Genova» -, è collassata su se stessa.

L’ad di Autostrade per l’Italia Giovanni Castellucci, però, nega qualsiasi notizia sulle precarie condizione del Viadotto Morandi. «Non mi risulta che il ponte era pericoloso e che andava chiuso. Autostrade per l’Italia ha fatto e continua a fare investimenti», ha dichiarato l’amministratore delegato che ha poi attaccato il giornalista del Gr1 che gli aveva fatto la domanda: «Non mi risulta ma se lei ha della documentazione me la mandi. In ogni caso non è così, non mi risulta».

Ponte Morandi, il Codacons attacca

«Il crollo del ponte Morandi certifica l’assoluta assenza di controlli e comprova lo stato pietoso dei viadotti nel nostro Paese, che – purtroppo – troppi cittadini hanno già pagato con la vita o con danni gravissimi», scrive il Codacons in riferimento al crollo di Genova che prosegue: «È evidente la necessità di istituire una task force per procedere al controllo di tutti i ponti e viadotti della rete stradale/autostradale, così da accertare eventuali pericoli per la popolazione. In primis, ovviamente, quelli che attraversano/sovrastano tratte stradali e centri abitati».

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