Francesco, il papa “eretico” che non piace agli ultra conservatori

28/05/2018 di Redazione

Le parole che papa Francesco ha pronunciato in Cile a inizio 2018 spiegano bene il clima attorno al pontefice, reo secondo alcune correnti ortodosse in Vaticano di portare avanti una politica troppo “progressista”: “Mi chiamano eretico”.

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In un articolo su Politico a firma di Hannah Roberts, il quadro dipinto dalla giornalista è di un “assedio” attorno al papa argentino. Aperture sulle coppie divorziate, omosessuali e atei non sono piaciute a quei vescovi e preti che non vogliono limitarsi a essere figure di “secondo piano”. O peggio, di essere meri “consiglieri” dei fedeli.

Il loro coro è unanime: vogliamo ristabilire le gerarchie all’interno della Chiesa. Per questo motivo c’è chi ha sospettato che le indagini attorno a George Pell – accusato in Australia di abusi sessuali su minori – e il cardinale Oscar Maradiaga siano frutto di una cospirazione per allontanare gli uomini fidati di Francesco:

Il cardinale George Pell – che si era assunto l’incarico di ripulire le finanze della chiesa – sta attualmente affrontando un processo in Australia per accuse di abusi sessuali. Il cardinale Oscar Maradiaga, coordinatore di un potente gruppo di cardinali che consigliano Francesco sulla riforma, è stato accusato di aver speso 35.000 euro al mese dall’università cattolica di Tegucigalpa, in Honduras. Si tratta di un duro colpo per la visione del papa di una chiesa per i poveri. Non tutti – anche da parte di Francesco – sono convinti che le accuse siano del tutto prive di fondamento. “Parlare di una trama è esagerato”, ha detto un membro anziano della Curia. “Dobbiamo chiederci se queste accuse hanno una sostanza, piuttosto che presumere che siano una cospirazione”.

In ultima analisi, il rischio per il pontefice è di fallire nel suo processo di riforma trovandosi al punto di partenza al momento della sua successione:

Se Francesco non riuscirà a garantire una successione liberale prima di andarsene, la sua opposizione conservatrice potrebbe ancora prevalere. Il vero potere di un papa risiede nel suo mandato di nominare i cardinali che voteranno nel suo successore, e anche lì Francesco ha fatto passi da gigante. A giugno distribuirà 14 nuovi cappelli rossi, di cui tre a collaboratori chiave. A quel punto avrà selezionato il 47 percento dei 125 cardinali elettori idonei a scegliere il suo successore, poco meno della maggioranza. Se il papa può resistere per diversi anni fino a quando non riesce a radunare abbastanza cardinali, potrebbe essere in grado di garantire che la sua eredità non vada persa.

La partita, insomma, è più aperta che mai.

(Foto credits: Ansa)

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