“Nessuno parla a nome mio”, Yulia Skripal rifiuta l’aiuto dell’ambasciata russa a Londra

12/04/2018 di Redazione

La figlia dell’ex spia russa Sergei Skripal, Yulia, avvelenata con del gas nervino mentre era in compagnia del padre il 4 marzo scorso, ha dichiarato attraverso la polizia britannica di essere ancora malata ma che “nessuno può parlare a mio nome, né di mio padre”.

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L’ambasciata russa a Londra ha dubitato che queste parole possano venire direttamente dalla 33enne e ha reiterato la richiesta di venire a conoscenza delle prove tangibili che potrebbero incastrare Mosca, al momento assenti.

Yulia Skripal, dopo essere stata dimessa dall’ospedale lunedì 10 aprile, al momento si trova in una località sicura lontana da giornali e attenzioni, ma ha comunque fornito ulteriori dettagli sul suo periodo di convalescenza:

Ho a disposizione del personale appositamente formato che mi aiuta a prendersi cura di me e a spiegare i processi investigativi che vengono intrapresi. Ho accesso ad amici e parenti e sono stata informata dei miei specifici contatti presso l’ambasciata russa, che mi ha gentilmente offerto la sua assistenza in ogni modo possibile. Al momento non desidero avvalermi dei loro servizi ma, se cambio idea, so come contattarli

Sergei Skripal, riporta sempre la figlia, “è ancora molto malato”. Questo caso ha portato a una forte crisi diplomatica tra la Russia da un lato e Stati Uniti, Regno Unito e Unione Europea dall’altro.

Londra, da canto suo, ha ben chiaro il suo colpevole: Mosca.

(Foto credits: Twitter)

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