Il maestro di judo e lo schiaffo al ragazzino della baby gang

19/01/2018 di Redazione

Gestire una palestra in un quartiere difficile, dove troppi minori abbandonano anzitempo il percorso scolastico ed è significativa la presenza di piccola e grande criminalità, significa anche fare da educatore e forse anche un po’ da padre a bambini o ragazzini che cercano nello sport un modo per sfuggire alla strada Lo sa bene Gianni Maddaloni, napoletano, maestro di judo, padre del campione Pino, oro olimpico a Sydney 2000, diventato negli anni il simbolo positivo del quartiere Scampia. Molto impegnato nel sociale, ha portato sul tatami anche i detenuti dei carceri minorili. Mercoledì scorso nella sua palestra è tornato con gli occhi bassi uno dei ragazzi della baby gang che qualche giorno prima, nella stazione della metropolitana di Chiaiano, aveva aggredito senza motivo e spaccato la milza a un 15enne di nome Gaetano. In quella palestra il piccolo teppista aveva preso la cintura gialla. Poi era scomparso. Il maestro lo ha accolto con uno schiaffo. Lo racconta oggi il Corriere della Sera, un reportage di Goffredo Buccini:

La madre, temendo che finisse al minorile, l’ha riportato a forza in questa palestra di Scampia a due passi dalle Vele e dalla mitologia storta di «Gomorra», sotto l’ala di Gianni Maddaloni che qui è «Il Maestro», «O’ Maé», ma è anche un po’ il papà che a tanti suoi allievi manca. Gianni, prima di accettare di riprenderselo sotto tutela per sei mesi, gli ha detto solo: «Posso darti uno schiaffo?», e gli ha stampato in faccia una sberla da olimpionico. «Quello è il primo ceffone che prende dal giorno dell’aggressione», mormora «O’ Maé», con tono terapeutico. È una vita che combatte non a chiacchiere, Maddaloni, su questa trincea che raddrizza ragazzini Bes (con Bisogni educativi speciali secondo il ministero); li strappa dalla strada e li porta sul tatami, ispirando docufilm e fiction (con Fiorello), attirandosi lodi pubbliche ma scarsissimi pubblici sostegni (si combatte anche con le bollette della luce). La palestra di judo dove i suoi figli sono diventati medaglie d’oro (Pino, il maggiore, ha vinto Sydney 2000) adesso è popolata di nuovi «figli». Duecento bambini della zona e almeno venti ragazzi della squadra agonistica, «quasi tutti Bes», cui Gianni pone la domanda chiave, «vuoi diventare figlio mio?», punendoli quando deve, passandogli poi perfino la paghetta settimanale. Tanti, qui, stanno risalendo dall’abisso e forse ancora ne sentono l’alito.

(Foto da archivio Ansa di Gianni Maddaloni in occasione della presentazione del progetto sportivo e sociale ‘Vincere da Grandi’ Credit: ANSA/ CIRO DE LUCA)

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