Syed Rizwan Farook, l’attentatore di San Bernardino appena tornato dall’Arabia Saudita

Syed Rizwan Farook “viveva il sogno americano”. Lo dicono i suoi colleghi al dipartimento di igiene e salute pubblica della contea di San Bernardino, California: la città americana in cui ieri sera ha aperto il fuoco uccidendo 14 persone e ferendone altre 14, prima di essere inseguito e abbattuto dalla polizia dopo uno scontro a fuoco. Era un dipendente come tanti altri, un lavoratore, che ieri sera è entrato all’Inland Regional Centre della sua città, un’istituzione pubblica che forniva assistenza relazionale a persone con disabilità come la sindrome di Down.

SYED RIZWAN FAROOK, LA STORIA DELL’ATTENTATORE DI SAN BERNARDINO APPENA TORNATO DALL’ARABIA SAUDITA

Viveva il sogno americano, ripetevano i suoi colleghi, insieme alla sua compagna: forse – non è ancora ufficiale, anche se è più che probabile – che si trattasse di quella Tafsheen Malik uccisa insieme a lui. Per “un membro della famiglia”, scrive il Los Angeles Times che ha un ritratto dell’uomo della strage, era “sua moglie”. L’aveva conosciuta online, racconta un collega di lavoro.

Farook recentemente aveva fatto un viaggio in Arabia Saudita ed era tornato con una nuova moglie che aveva conosciuto online. La coppia aveva un bimbo e sembrava “star vivendo il sogno americano”, dice Patrick Beccari, un collega ispettore sanitario che condivideva un cubicolo con Farook.

Farook era ad un evento conviviale, una festa, un party con i suoi colleghi di lavoro ieri sera: “Era rimasto quieto e normale durante tutta la serata. Poi, poco prima della foto di gruppo, era sparito”.

LEGGI ANCHE: Attentato San Bernardino, tutte le informazioni

Era andato ad armarsi e ad aprire il fuoco all’Inland Regional Centre, si scoprirà dopo l’identificazione del killer da parte della polizia: i colleghi hanno detto al LA Times di sentirsi sconvolti “nel sentire il nome di Farook accostato alla sparatoria. Era quieto ed educato, con nessun tipo di disturbo evidente”, dicono i colleghi. Parlava cordialmente con tutti, “era un devoto mussulmano” e non parlava mai di religione al lavoro: “Non mi ha mai colpito, non sembrava un fanatico, non ho mai avuto sospetti particolari”. In ufficio gli avevano fatto la “baby shower”, la festa tradizionale americana per la futura paternità. Aveva chiesto il congedo parentale. Un collega, poco dopo aver sentito i primi spari, ha chiesto: “Che fine ha fatto Syed?”.

Copertina: Abc News

Share this article