Daniele Seccarecci e la storia del doping

Dalle competizioni riservate ai culturisti alla cella. E, da lì, agli arresti domiciliari perché in carcere “non sapevano come curarlo”. È una triste parabola discendente, quella di Daniele Seccarecci, il body builder più famoso d’Italia trovato morto ieri in una stanza di un residence di Lama, a Taranto.

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DANIELE SECCARECCI E LA CARRIERA – Da tempo l’uomo, nato a Livorno trentatré anni fa, soffriva di problemi cardiaci: ad ucciderlo potrebbe essere stato un malore, che lo ha fatto cadere e sbattere violentemente il capo. Così l’ha trovato la madre, con una pozza di sangue sotto la testa. Una carriera, quella di Seccarecci, iniziata da giovanissimo e diventata un lavoro nel 2006 con quella qualificazione sfiorata a Mister Olympia, la più importante competizione mondiale riservata ai culturisti. Da lì seguono le partecipazioni alle manifestazioni più importanti del Body Building, in Italia e all’estero, la corona di «uomo più muscoloso d’Italia», quella di «uomo con l’avambraccio più largo del mondo», e le numerose partecipazioni sul piccolo schermo, tra cui quella a «Lo Show dei Record». Nel 2009, però, cominciano i problemi: un body builder milanese finisce all’ospedale per un malore, in seguito all’assunzione di non meglio definite «sostanze dopanti».

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DANIELE SECCARECCI, PERCHÉ FINÌ IN CARCERE – È proprio quel malore a far scattare le indagini della Procura di Milano, che comincia a indagare sul conto di Seccarecci, portando alla luce una commercializzazione di sostanze dopanti illegali, un traffico su scala nazionale che avveniva in diverse palestre d’Italia, frequentate da professionisti e semplici amatori. Il tutto viene svelato soltanto nel 2011 con l’arresto di Seccarecci, che finisce a San Vittore al rientro da un suo viaggio negli Stati Uniti. All’epoca la salute del giovane culturista è già compromessa: prima della competizione a Las Vegas, Seccarecci aveva assunto anabolizzanti in grandi quantità e proprio per questo motivo in carcere non resterà che per pochi giorni, prima della concessione degli arresti domiciliari. Scriveva il Corriere della Sera:

La direzione del carcere di San Vittore, in una relazione che si è rivelata decisiva per la concessione degli arresti domiciliari, ha sostenuto di non essere in grado di somministrare a Seccarecci il mix di farmaci, che solo lui conosce, necessari per eliminare gli effetti delle sostanze dopanti. Il campione, infatti, sapendo che nei suoi confronti era stata emessa una ordinanza di custodia in carcere, si è costituito appena rientrato dagli Usa, dove aveva partecipato a una competizione. Nei giorni successivi gli anabolizzanti hanno provocato all’uomo una grave ritenzione idrica, mettendone a repentaglio la vita.

DANIELE SECCARECCI, LE ACCUSE – Qualche giorno più tardi, il pm milanese Nicola Balice chiude l’inchiesta. Insieme ad altre quattro persone, Daniele Seccarecci è accusato di aver violato la legge sull’antidoping e di aver assunto, e commercializzato, tra il gennaio e l’aprile 2010, prodotti illeciti quali ormoni della crescita e anabolizzanti. L’atleta era chiamato a rispondere anche ricettazione per importazioni illecite di sostanze dopanti comprate online all’estero, oppure al mercato nero, con false ricette.

DANIELE SECCARECCI, L’ULTIMA PARTECIPAZIONE IN FINLANDIA – Dal canto suo, Seccarecci si era sempre proclamato innocente, e aveva continuato con la propria attività di culturista. Il suo ultimo viaggio era stato in Finlandia, da cui era tornato qualche giorno prima di morire.

(Photocredit: Facebook/Daniele Seccarecci)

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